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Otello-Verdi

Chủ đề trong 'Âm nhạc' bởi Angelique, 03/05/2001.

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  1. Angelique

    Angelique Thành viên quen thuộc

    Tham gia ngày:
    17/04/2001
    Bài viết:
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    Otello

    Dramma lirico in quattro atti

    Musica di Giuseppe Verdi

    Libretto di Arrigo Boito



    ATTO/scena: In
    Otello, moro, generale dell'Armata Veneta, Tenore

    Jago, alfiere, Baritono

    Cassio, capo di Squadra, Tenore

    Roderigo, gentiluomo Veneziano, Tenore

    Lodovico, Ambasciatore della Repubblica Veneta, Basso

    Montano, predecessore di Otello nel governo dell'Isola di Cipro, Basso

    Un Araldo, Basso

    Desdemona, moglie di Otello, Soprano

    Emilia, moglie di Jago, Mezzosoparno

    Soldati e Marinai della Repubblica Veneta, Gentildonne e Gentiluomini Veneziani, Popolani Ciprioti, Uomini d'arme Greci, Dalmati e Albanesi, Fanciulli dell'isola, un Taverniere, quattro servi di taverna, bassa ciurma.





    Una citt di mare nell'isola di Cipro.

    La fine del secolo XV.



    ATTO/scena: In

    I | 1 | 2 | 3 |

    II | 1 | 2 | 3 | 4 | 5 |

    III | 1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 | 9 |

    IV | 1 | 2 | 3 | 4 |

    Out



    ATTO PRIMO

    SCENA I



    L'esterno del Castello.

    Una taverna con pergolato. Gli spaldi nel fondo e il mare. sera. Lampi, tuoni, uragano.



    Jago, Roderigo, Cassio, Montano, pi tardi Otello. Ciprioti e Soldati veneti.



    CIPRIOTI:

    Una vela! Una vela! Un vessillo! Un vessillo!

    (Lampi e tuoni)



    MONTANO:

    l'alato Leon!



    CASSIO: (Entro le scene lontano)

    Or la folgor lo svela.



    ALTRI CHE SOPRAGGIUNGONO:

    Uno squillo!

    (Colpo di cannone)



    TUTTI:

    Ha tuonato il cannon!



    CASSIO:

    la nave del Duce.



    MONTANO:

    Or s'affonda or s'inciela. . .



    CASSIO:

    Erge il rostro dall'onda.



    ALCUNI CIPRIOTTI: (continui lampi)

    Nelle nubi si cela e nel mar,

    e alla luce dei lampi ne appar.



    TUTTI: (Lampi, un Tuono)

    Lampi! tuoni! gorghi! turbi tempestosi e fulmini! (un fulmine)

    Treman l'onde! treman l'aure! treman basi e culmini.

    (entrano dal fondo molte donne del popolo)

    Fende l'etra un torvo e cieco spirto di vertigine.

    Iddio scuote il cielo bieco, come un tetro vel.

    Tutto fumo! tutto fuoco! l'orrida caligine

    si fa incendio, poi si spegne pi funesta.

    Spasima l'universo, accorre a valchi l'aquilon fantasima,

    i titanici oricalchi squillano nel ciel.

    (con gesti dipavento e di supplicazione e rivolti verso lo spaldo)

    (Fulmini, lampi, e tuoni continui)

    Dio, fulgor della bufera!

    Dio, sorriso della duna!

    Salva l'arca e la bandiera

    della veneta fortuna!

    Tu, che reggi gli astri e il Fato!

    Tu, che imperi al mondo e al ciel!

    Fa che in fondo al mar placato

    posi l'ncora fedel.



    JAGO: (Un lampo)

    infranto l'artimon!



    RODERIGO: (Altro lampo)

    Il rostro piomba su quello scoglio!



    CORO:

    Aita! Aita!



    JAGO: (a Roderigo) (ancora un lampo)

    (L'alvo frenetico del mar sia la sua tomba!)



    CIPRIOTI:

    salvo! salvo!



    VOCI INTERNE:

    Gittate i palischermi!

    (Tuono lontano Un lampo)

    Mano alle funi! Fermi!



    CIPRIOTI: (Tuono lontano)

    Forza ai remi! Alla riva!

    (scendono la scala dello spaldo)



    VOCI INTERNE:

    All'approdo! allo sbarco!



    CIPRIOTI:

    Evviva! Evviva! Evviva!



    OTELLO :

    (dalla scala della spiaggia salendo sullo spaldo con seguito di marinai e soldati)

    Esultate! L'orgoglio musulmano

    sepolto in mar; nostra e del ciel gloria!

    Dopo l'armi lo vinse l'uragano.



    CIPRIOTI:

    Evviva Otello! Evviva! evviva! evviva!

    Vittoria! Vittoria! Vittoria!

    Stermino, dispersi, distrutti, sepolti nell'orrido

    Tumulto piombâr

    Avranno per requie la sferza dei flutti,

    la ridda dei turbini,

    l'abisso del mar.

    Si calma la bufera.



    JAGO: (in disparte a Roderigo)

    Roderigo, ebben, che pensi?



    RODERIGO:

    D'affogarmi.



    JAGO:

    Stolto chi s'affoga per amor di donna.

    (Alcuni del popolo formano da un lato una castasta di legna: la folla s'accalca intorno turbolenta e curiosa)



    RODERIGO:

    Vincer nol so.



    JAGO:

    Suvvia, fa senno, aspetta

    l'opra del tempo. A Desdemona bella,

    che nel segreto de' tuoi sogni adori,

    presto in uggia verranno i foschi baci

    di quel selvaggio dalle gonfie labbra.

    Buon Roderigo, amico tuo sincero

    mi ti professo, n in pi forte ambascia

    soccorrerti potrei. Se un fragil voto

    di femmina non tropp'arduo nodo

    pel genio mio n per l'inferno, giuro

    che quella donna sar tua. M'ascolta -

    bench finga d'amarlo, odio quel Moro.

    (Entra Cassio: poi s'unisce a un crocchio di soldati)



    JAGO: (sempre in disparte a Roderigo)

    E una cagion dell'ira, eccola, guarda.

    (Indicando Cassio)

    Quell'azzimato capitano usurpa

    (continua il passaggio della bassa ciurma nel fondo)

    il grado mio, il grado mio che in cento

    ben pugnate battaglie ho meritato;

    tal fu il voler d'Otello, ed io rimango

    di sua Moresca Signoria. . .l'alfiere!

    (dalla catasta incominciano ad alzarsi dei globi di fumo sempre pi)

    Ma, come ver che tu Roderigo sei,

    cosi pur vero che se il Moro io fossi

    vedermi non vorrei d'attorno un Jago.

    Se tu m'ascolti...



    (Il fuoco divampa. I tavernieri illuminano a festa il pergolato)



    CORO:

    Fuoco di gioia, l'ilare vampa

    fuga la notte col suo splendor.

    Guizza, sfavilla, crepita, avvampa

    fulgido incendio che invade il cor.

    Dal raggio attratti vaghi sembianti

    movono intorno mutando stuol,

    e son fanciulle dai lieti canti,

    e son farfalle dall'igneo vol.

    Arde la palma col sicomoro,

    canta la sposa col suo fedel;

    sull'aurea fiamma, sul lieto coro

    soffia l'ardente spiro del ciel.

    Fuoco di gioia, rapido brilla!

    Rapido passa, fuoco d'amor!

    Splende, s'oscura, palpita, oscilla,

    l'ultimo guizzo, lampeggia e muor.

    (il fuoco si spegne a poco a poco: la bufera cessata)



    (Jago, Roderigo, Cassio e parecchi altri uomini d'arme intorno a un tavolo dove c' del vino: parte in piedi, parte seduti)



    JAGO:

    Roderigo, beviam! Qua la tazza, Capitano.



    CASSIO: Non bevo pi.



    JAGO: (avvicinando il boccale alla tazza di Cassio)

    Ingoia questo sorso.



    CASSIO: (Ritirando il bicchiere)

    No.



    JAGO:

    Guarda! Oggi impazza tutta Cipro!

    una notte di gioia, dunque. . .



    CASSIO:

    Cessa. Gi m'arde il cervello

    per un nappo vuotato.



    JAGO:

    S, ancora bever devi.

    Alle nozze d'Otello e Desdemona!



    CIPRIOTI: Evviva!



    CASSIO: (alzando il bicchiere e bevendo un poco)

    Essa infiora questo lido.



    JAGO: (sottovoce a Roderigo)

    (Lo ascolta)



    CASSIO:

    Col vago suo raggiar chiama i cuori a raccolta.



    RODERIGO:

    Pur modesta essa tanto.



    CASSIO:

    Tu, Jago, canterai le sue lodi!



    JAGO: (piano a Roderigo)

    (Lo ascolta)

    (Forte a Cassio)

    Io non sono che un critico.



    CASSIO:

    Ed ella d'ogni lode pi bella.



    JAGO: (come sopra, a Roderigo, a parte)

    (Ti guarda da quel Cassio)



    RODERIGO:

    Che temi?



    JAGO: (ancora a piano a Roderigo)

    (Ei favella

    gi con troppo bollor, la gagliarda

    giovinezza lo sprona, un astuto

    seduttor che t'ingombra il cammino.

    Bada. . )



    RODERIGO:

    Ebben?



    JAGO: (ancora a piano a Roderigo)

    (S'ei inebria perduto!

    Fallo ber)

    (ai tavernieri) Qua, ragazzi, del vino!

    (Jago riempie tre bicchieri: un per s, uno per Roderigo, uno per Cassio. I tavernieri circolano colle anfore).

    (a Cassio, col bicchiere in mano: la folla gli si avvicina e lo guarda curiosamente)

    Inaffia l'ugola!

    Trinca, tracanna!

    Prima che svampino

    canto e bicchier.



    CASSIO: (a Jago, col bicchiere in mano)

    Questa del pampino

    verace manna

    di vaghe annugola

    nebbie il pensier.



    JAGO: (a tutti)

    Chi all'esca ha morso

    del ***irambo

    spavaldo e strambo

    beva ******! beva ******,

    beva, beva, beva ******!



    TUTTI:

    Chi all'esca ha morso

    del ***irambo

    spavaldo e strambo

    Beve con te.



    JAGO: (a Roderigo indicando Cassio)

    (Un altro sorso brillo egli )



    RODERIGO: (a Jago)

    (Un altro sorso brillo egli )



    JAGO:

    Il mondo palpita quand'io son brillo!

    Sfido l'ironico Nume e il destin!



    CASSIO: (bevendo ancora)

    Come un armonico

    liuto oscillo;

    La gioia scalpita

    sul mio cammin!



    JAGO: Chi all'esca ha morso, etc. . .



    TUTTI: Chi all'esca ha morso, etc. . .



    JAGO: (a Roderigo)

    Un altro sorso e brillo egli !



    RODERIGO: (a Jago)

    Un altro sorso e brillo egli !



    JAGO: (a tutti)

    Fuggan dal vivido nappo i codardi. . .



    CASSIO: (interrompendo)

    In fondo all'anima ciascun mi guardi!

    (beve)



    JAGO:

    . . . che in cor nascondono frodi.



    CASSIO:

    Non temo, non temo il ver.



    JAGO: Chi all'esca ha. . .

    . . .morso del ***irambo. . .



    CASSIO: (barcollando)

    non temo il ver, . . .

    . . .non temo il ver.



    JAGO:

    . . .bevi ******. . .



    CASSIO:

    non temo il ver. . .



    JAGO:

    bevi, bevi ******.



    CASSIO:

    e bevo e bevo e bevo. . .



    CIPRIOTI: (La met del Coro. Ridendo)

    Ah! Ah Ah! Ah ah! Ah ah!. . .

    . . .Ah ah! Ah ah! Ah ah!



    CASSIO: (vorrebbe ripetere il primo motivo, ma non si sovviene)

    Del calice. . .



    JAGO: (a Roderigo)

    (Egli briaco fradicio)



    CASSIO:

    del calice. . .

    . . .gli orli. . .



    JAGO:

    (Ti scuoti.

    Lo trascina a contesa.

    pronto all'ira)



    CIPRIOTI: (gli altri ridono di Cassio)

    Ah ah! Ah ah!





    JAGO:

    (t'offender. . .ne seguir tumulto!)



    CASSIO: (ripiglia, ma con voce soffocata)

    del calice. . .gli orli. . .



    JAGO:

    (Pensa che puoi cos del lieto Otello

    turbar la prima vigilia d'amor!)



    RODERIGO: (risoluto)

    (Ed cị che mi spinge)



    CASSIO:

    . . .s'impor. . .s'impor. . .s'imporporino.



    CIPRIOTI:

    Ah! Ah ah! Ah ah!



    RODERIGO, JAGO, CASSIO, CIPRIOTI:

    Bevi, bevi ******, bevi ******.

    (Tutti bevono)



    MONTANO: (venendo dal Castello, si rivolge a Cassio)

    Capitano,

    v'attende la fazione ai baluradi.



    CASSIO: (barcollando)

    Andiamo.



    MONTANO:

    Che vedo?



    JAGO: (a Montano)

    (Ogni notte in tal guisa

    Cassio preludia al sonno)



    MONTANO: (a Jago)

    (Otello il sappia)



    CASSIO:

    Andiamo ai baluardi.



    RODERIGO e CIPRIOTI:

    Ah, ah! Ah, ah!



    CASSIO:

    Chi ride?



    RODERIGO: (provocandolo)

    Rido d'un ebro. . .



    CASSIO: (scagliandosi contro Roderigo)

    Bada alle tue spalle! Furfante!



    RODERIGO: (difendendosi)

    Briaco ribaldo!



    CASSIO:

    Marrano! Nessun pi ti salva!



    MONTANO: (separandoli a forza e dirigendosi a Cassio)

    Frenate la mano, Signor, ve ne prego.



    CASSIO: (a Montano)

    Ti spacco il cerebro se qui t'interponi.



    MONTANO: Parole d'un ebro. . .

    (sguainando la spada. Montano s'arma anch'esso. Assalto furibondo. La folla si ritrae)



    CASSIO: D'un ebro?!



    JAGO: (a parte a Roderigo)

    (Va al porto, con quanta pi possa

    ti resta, gridando: sommossa! sommossa!

    Va! spargi il tumulto, l'orror. Le campane

    risuonino a stormo)



    (Roderigo esce correndo. Jago si rivolge rapidamente ai due combattenti)



    JAGO:

    Fratelli! l'immane conflitto cessate!



    DONNE CIPRIOTI: (fuggendo)

    Fuggiam!



    JAGO:

    Ciel! gi gronda di sangue Montano!

    Tenzon furibonda!



    DONNE:

    Fuggiam, fuggiam!



    JAGO:

    Tregua!



    UOMINI:

    Tregua!



    DONNE:

    S'uccidono!



    UOMINI:

    Pace!



    JAGO: (agli astanti)

    Nessun pi raffrena quel nembo pugnace!

    Si gridi l'allarme! Satana gl'invade!!

    (Continua il combattimento. Donne fuggendo ed altre entro le scene)



    CORO:

    All'armi!! All'armi!! Soccorso!! Soccorso!!



    (Campane a stormo)



    ATTO PRIMO

    SCENA II



    Otello, Jago, Cassio, Montano, popolo, soldati; pi tardi Desdemona.



    OTELLO: (Otello seguito da genti con fiaccole)

    Abbasso le spade!

    (I Combattenti s'arrestano. Le nubi si diradano a poco a poco)

    Ol! Che avvien? Son io fra i Saraceni?

    O la turchesa rabbia in voi trasfusa

    da sbranarvi l'un l'altro? Onesto Jago,

    per quell'amor che tu mi porti, parla.



    JAGO:

    Non so. . . qui tutti eran cortesi amici,

    dianzi, e giocondi. . .ma ad un tratto, come

    se un pianeta maligno avesse a quelli

    smagato il senno, sguainando l'arme

    s'avventano furenti. . .avess'io prima

    stroncati i pie' che qui m'addusser!



    OTELLO:

    Cassio,

    come obliasti te stesso a tal segno?



    CASSIO:

    Grazia. . . perdon. . . parlar non so. . .



    OTELLO:

    Montano. . .



    MONTANO: (sostenuto da un soldato)

    Son ferito. . .



    OTELLO:

    Ferito!. . . pel cielo

    Gi il sangue mio ribolle. Ah! l'ira volge

    l'angelo nostro tutelare in fuga!

    (accorendo a Desdemona)

    Che? La mia dolce Desdemona anch'essa

    per voi distolta da' suoi sogni?

    Cassio, non sei pi capitano.

    (Cassio lascia cadere la spada che raccolta da Jago)



    (pergendo la spada di Cassio ad un soldato)



    JAGO: (a s stesso)

    (Oh, mio trionfo!)



    OTELLO:

    Jago, tu va nella citt sgomenta

    con quella squadra a ricompor la pace.

    (Jago esce)

    Si soccorra Montano. Al proprio tetto

    (Montano accompagnato nel Castello)

    Ritorni ognun. Io da qui non mi parto

    (a tutti con gesto imperioso)

    se pria non vedo deserti gli spaldi.

    (La Scena si vuota. Otello fa cenno agli uomini colle fiaccole che lo accompagnano di rientrare nel castello).



    ATTO PRIMO

    SCENA III



    Otello e Desdemona



    OTELLO:

    Gi nella notte densa

    s'estingue ogni clamor.

    Gi il mio cor fremebondo

    s'ammansa in quest'amplesso e si rinsensa.

    Tuoni la guerra e s'inabissi il mondo

    se dopo l'ira immensa

    vien quest'immenso amor!



    DESDEMONA:

    Mio superbo guerrier! Quanti tormenti,

    quanti mesti sospiri e quanta speme

    ci condusse ai soavi abbracciamenti!

    Oh! com' dolce il mormorare insieme:

    te ne rammenti!

    Quando narravi l'esule tua vita

    e i fieri eventi e i lunghi tuoi dolor,

    ed io t'udia coll'anima rapita

    in quei spaventi e coll'estasi in cor.



    OTELLO:

    Pingea dell'armi il fremito, la pugna

    e il vol gagliardo alla breccia mortal,

    l'assalto, orribil edera, coll'ugna

    al baluardo e il sibilante stral.



    DESDEMONA:

    Poi mi guidavi ai fulgidi deserti,

    all'arse arene, al tuo materno suol;

    narravi allor gli spasimi sofferti

    e le catene e dello schiavo il duol.



    OTELLO:

    Ingentilia di lagrime la storia

    il tuo bel viso e il labbro di sospir;

    scendean sulle mie tenebre la gloria,

    il paradiso e gli astri a benedir.



    DESDEMONA:

    Ed io vedea fra le tue tempie oscure

    splender del genio l'eterea belt.



    OTELLO:

    E tu m'amavi per le mie sventure

    ed io t'amavo per la tua piet.



    DESDEMONA:

    Ed io t'amavo per le tue sventure

    e tu m'amavi per la mia piet.



    OTELLO:

    E tu m'amavi. . .



    DESDEMONA:

    E tu m'amavi. . .



    OTELLO:

    Ed io t'amavo. . .



    OTELLO, DESDEMONA:

    . . .per la tua, (mia) piet.



    OTELLO:

    (sempre dolce)

    Venga la morte! e mi colga nell'estasi

    di quest'amplesso

    il momen*****premo!

    (Il cielo si sar tutto rasserenato: si vedranno alcune stelle e sul lembo dell'orizzonte il riflesso ceruleo della nascente luna)

    Tale il gaudio dell'anima che temo,

    temo che piu non mi sara concesso

    quest'attimo divino

    nell'ignoto avvenir del mio destino.



    DESDEMONA:

    Disperda il ciel gli affanni

    e amor non muti col mutar degli anni.



    OTELLO:

    A questa tua preghiera

    "Amen" risponda la celeste schiera.



    DESDEMONA:

    "Amen" risponda.



    OTELLO: (appoggiandosi ad un rialzo degli spaldi)

    Ah! la gioia m'innonda

    si fieramente. . .che ansante mi giacio. . .

    Un bacio. . .



    DESDEMONA:

    Otello!



    OTELLO:

    Un bacio. . .ancora un bacio,

    (alzandosi e mirando il cielo)

    Gia la pleiade ardente al mar discende.



    DESDEMONA:

    Tarda e la notte.



    OTELLO:

    Vien. . .Venere splende.



    DESDEMONA:

    Otello!

    (s'avviano abbracciati verso il castello)





    ATTO/scena: In

    I | 1 | 2 | 3 |

    II | 1 | 2 | 3 | 4 | 5 |

    III | 1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 | 9 |

    IV | 1 | 2 | 3 | 4 |

    Out



    ATTO SECONDO

    SCENA I



    Una sala terrena nel Castello.

    Una invetriata la divide da un grande giardino. Un verone.



    Jago al di qua del verone. Cassio al di l.



    JAGO: (al di qua del verone, a Cassio)

    Non ti crucciar. Se credi a me, tra poco

    farai ritorno ai folleggianti amori

    di Monna Bianca, altiero capitano,

    coll'elsa d'oro e col balteo fregiato.



    CASSIO: (al di l del verone)

    Non lusingarmi. . .



    JAGO:

    Attendi a cị ch'io dico.

    Tu dêi saper che Desdemona il Duce

    del nostro Duce, sol per essa ei vive.

    Pregala tu, quell'anima cortese

    per te interceda e il tuo perdono certo.



    CASSIO:

    Ma come favellarle?



    JAGO:

    suo costume

    girsene a meriggiar fra quelle fronde

    colla consorte mia. Quivi l'aspetta.

    Or t' aperta la via di salvazione.

    Vanne.

    (Cassio s'allontana)





    ATTO SECONDO

    SCENA II



    Jago solo



    JAGO: (seguendo coll'occhio Cassio)

    Vanne; la tua meta gi vedo.

    Ti spinge il tuo dimone,

    e il tuo dimon son io.

    E me trascina il mio, nel quale io credo,

    inesorato Iddio.

    (allontanandosi dal verone seza pi guardar Cassio che sar scomparso fra gli alberi)

    Credo in un Dio crudel che m'ha creato

    simile a s e che nell'ira io nomo.

    Dalla vilt d'un germe o d'un atmo

    vile son nato.

    Son scellerato

    perch son uomo;

    e sento il fango originario in me.

    S! questa la mia fe'!

    Credo con fermo cuor, siccome crede

    la vedovella al tempio,

    che il mal ch'io penso e che da me procede,

    per il mio destino adempio.

    Credo che il guisto un istrion beffardo,

    e nel viso e nel cuor,

    che tutto in lui bugiardo:

    lagrima, bacio, sguardo,

    sacrificio ed onor.

    E credo l'uom gioco d'iniqua sorte

    dal germe della culla

    al verme dell'avel.

    Vien dopo tanta irrision la Morte.

    E poi? E poi? La Morte il Nulla.

    vecchia fola il Ciel.

    (Si vede passare nel giardino Desdemona con Emilia. Jago si slacia al verone, al di l del quale appostato)



    JAGO: (a Cassio)

    Eccola. . .Cassio. . .a te. . .Questo il momento.

    Ti scuoti. . .vien Desdemona.

    (Cassio va verso Desdemona, la saluta, le s'accosta)

    S' mosso; la saluta

    e s'avvicina.

    Or qui si tragga Otello!. . .aiuta, aiuta

    Stana il mio cimento!

    Gi conversano insieme. . .ed essa inclina,

    sorridendo, il bel viso.

    (si vedono ripassare nel giardino Cassio e Desdemona)

    Mi basta un lampo sol di quel sorriso

    per trascinare Otello alla ruina.

    (fa per avviarsi rapido all'uscio del lato destro, ma s'arresta subitamente)

    Andiam. . .Ma il caso in mio favor s'adopra.

    Eccolo. . .al posto, all'opra.

    (Si colloca immoto al verone, guardando fissamente verso il giardino, dove stanno Cassio e Desdemona)





    ATTO SECONDO

    SCENA III



    Jago e Otello



    JAGO: (simulando di non aver visto Otello e fingendo di parlare fra s)

    Cị m'accora.



    OTELLO:

    Che parli?



    JAGO:

    Nulla. . .voi qui? una vana

    voce m'usc dal labbro. . .



    OTELLO:

    Colui che s'allontana

    dalla mia sposa, Cassio?



    JAGO:

    Cassio? No. . .quei si scosse

    come un reo nel vedervi.



    OTELLO:

    Credo che Cassio ei fosse.



    JAGO:

    Mio signore. . .



    OTELLO:

    Che brami?



    JAGO:

    Cassio, nei primi d del vostro amor,

    Desdemona non conosceva?



    OTELLO:

    S.

    Perch fai tale inchiesta?



    JAGO:

    Il mio pensiero vago d'ubbie,

    non di malizia.



    OTELLO:

    Di' il tuo pensiero, Jago.



    JAGO:

    Vi confidaste a Cassio?



    OTELLO:

    Spesso un mio dono o un cenno

    portava alla mia sposa.



    JAGO:

    Dassenno?



    OTELLO:

    Si, dassenno.

    Nol credi onesto?



    JAGO: (imitando Otello)

    Onesto?



    OTELLO:

    Che ascondi nel tuo core?



    JAGO:

    Che asondo in cor, signore?



    OTELLO:

    "Che ascondo in cor, signore?"

    Pel cielo, tu sei l'eco dei detti miei, nel chiostro

    dell'anima ricetti qualche terribil mostro.

    S, (declamato) ben t'udii poc'anzi mormorar: "Cị m'accora."

    Ma di che t'accoravi? Nomini Cassio e allora

    tu corrughi la fronte. Suvvia, parla, se m'ami.



    JAGO:

    Voi sapete ch'io v'amo.



    OTELLO:

    Dunque senza velami

    t'esprimi, e senza ambagi.

    T'esca fuor dalla gola

    il tuo pi rio pensiero colla pi ria parola.



    JAGO:

    S'anco teneste in mano tutta l'anima mia

    nol sapreste.



    OTELLO:

    Ah!



    JAGO: (avvicinandosi molto ad Otello e sottovoce)

    Temete, signor, la gelosia!

    un'idra fosca, livida, cieca, col suo veleno

    s stessa attosca, vivida piaga le squarcia il seno.



    OTELLO:

    Miseria mia! No! il vano sospettar nulla giova.

    Pria del dubbio l'indagine, dopo il dubbio la prova,

    dopo la prova (Otello ha sue leggi supreme),

    amore e gelosia vadan dispersi insieme!



    JAGO:

    Un tal proposto spezza di mie labbra il suggello.



    JAGO:

    Non parlo ancor di prova, pur, generoso Otello,

    vigilate. . .soventi le oneste e ben create

    coscienze non vedono la frode: (sottovoce) vigilate.

    Scrutate le parole di Desdemona, un detto

    pụ ricondur la fede, pụ affermare il sospetto.



    VOCI LONTANO:

    Dove guardi splendono

    raggi, avvampan cuori,

    dove passi scendono

    nuvole di fiori.

    Qui fra gigli e rose,

    come a un casto altare,

    padri, bimbi, spose

    vengono a cantar.



    (Si vede ricomparire Desdemona nel giardino, dalla vasta apertura del fondo: esse circondata da donne dell'isola, da fanciulle, da marinai cipriotti e albanesi che si avanzano e le offrono fiori e rami fioriti ed altri doni. Alcuni s'accompagnano, cantando, sulla guzla (una specie di Mandla), altri hanno delle piccole arpe ad armascollo)



    JAGO:

    Eccola. . .vigilate.



    (Una parte del Coro in scena; uniti a questa vi sarrano dei figuranti con Mandolini, Chitarre e Cornamuse. L'altra parte rester dietro la tela, unitamente ai suonatori di Mandolini, Chittare e Cornamuse)



    VOCI: Dove guardi splendono

    raggi, avvampan cuori,

    dove passi scendono

    nuvole di fiori.

    Qui fra gigli e rose,

    come a un casto altare,

    padri, bimbi, spose

    vengono a cantar.



    FANCIULLI: (spargendo al suolo fiori di giglio)

    T'offriamo il giglio soave stel

    che in man degl'angeli fu assunto in ciel,

    che abbella il fulgido manto

    e la gonna della Madonna

    e il santo vel.



    DONNE E MARINAI:

    Mentre all'aura vola

    lieta la canzon,

    l'agile mandla

    ne accompagna il suon.



    MARINAI: (offrendo a Desdemona dei monili di corallo e di perle)

    A te le porpore, le perle e gli ostri,

    nella voragine clti del mar.

    Vogliam Desdemona coi doni nostri

    come un'immagine sacra adornar.



    DONNE E FANCIULLI:

    Mentre all'aura vola

    lieta la canzon,

    l'agile mandla

    ne accompagna il suon.



    LE DONNE: (spargendo fronde e fiori)

    A te la florida messe dai grembi

    spargiam al suolo, a nembi, a nembi.

    L'april circonda la sposa bionda

    d'un etra rorida che vibra al sol.



    FANCIULLI E MARINAI:

    Mentre all'aura vola etc. . .



    TUTTI:

    Dove guardi splendono raggi etc. . .



    DESDEMONA:

    Splende il cielo, danza

    l'aura, olezza il fior.



    OTELLO:

    Quel canto mi conquide.

    S'ella m'inganna, il ciel se stesso irride!



    JAGO:

    Belt ed amor in dolce inno concordi!

    I vostri infranger soavi accordi.



    DESDEMONA:

    Gioia, amor, speranza

    cantan nel mio cor.



    CIPRIOTI: Vivi felice! vivi felice!

    Addio. Qui regna Amor.



    OTELLO:

    Quel canto mi conquide.





    ATTO SECONDO

    SCENA IV



    (Finito il Coro, Desdemona bacia la testa d'alcuni tra i fanciulli, e alcune donne le baciano il lembo della veste, ed essa porge una borsa ai marinai. Il Coro s'allontana. Desdemona, seguita poi da Emilia, entra nella sala e s'avanza verso Otello)



    DESDEMONA: (a Otello)

    D'un uom che geme sotto il tuo disdegno

    la preghiera ti porto.



    OTELLO:

    Chi costui?



    DESDEMONA:

    Cassio.



    OTELLO:

    Era lui

    che ti parlava sotto quelle fronde?



    DESDEMONA:

    Lui stesso, e il suo dolor che in me s'infonde

    tanto verace che di grazia degno.

    Intercedo per lui, per lui ti prego.

    Tu gli perdona.



    OTELLO: (con asprezza)

    Non ora.



    DESDEMONA:

    Non oppormi il tuo diniego.

    Gli perdona.



    OTELLO:

    Non ora.



    DESDEMONA:

    Perch torbida suona la voce tua?

    Qual pena t'addolora?



    OTELLO:

    M'ardon le tempie.



    DESDEMONA: (spiegando il suo fazzoletto come per fasciare la fronte d'Otello)

    Quell'ardor molesto

    svanir, se con questo

    morbido lino la mia man ti fascia.



    OTELLO: (getta il fazzoletto a terra)

    Non ho d'uopo di cị.



    DESDEMONA:

    Tu sei crucciato, signor.



    OTELLO: (aspramente)

    Mi lascia! mi lascia!

    (Emilia raccoglie il fazzoletto dal suolo)



    DESDEMONA:

    Se inconscia, contro te, sposo, ho peccato,

    dammi la dolce e lieta parola del perdono.



    OTELLO: (a parte)

    (Forse perch gl'inganni

    d'arguto amor non tendo. . )



    DESDEMONA:

    La tua fanciulla io sono

    umile e mansueta;

    ma il labbro tuo sospira,

    hai l'occhio fiso al suol.

    Guardami in volto e mira

    come favella amor.

    Vien ch'io t'allieti il core,

    ch'io ti lenisca il duol.

    Guardami in volto e mira, etc. . .



    OTELLO:

    (. . .forse perch discendo

    nella valle degli anni,

    forse perch ho sul viso

    quest'atro tenebror. . .

    forse perch gl'inganni d'arguto

    amor non tendo, etc. . .

    Ella perduta irriso

    io sono e il core m'infrango

    e ruinar nel fango

    vedo il mio sogno d'or.

    Ella perduta e irriso, etc. . )



    JAGO: (a Emilia sottovoce)

    (Quel vel mi porgi

    ch'or hai raccolto.



    EMILIA: (sottovoce a Jago)

    (Qual frode scorgi?

    Ti leggo in volto.



    JAGO:

    T'opponi a vôto

    quand'io commando.



    EMILIA:

    Il tuo nefando

    livor m' noto.



    JAGO:

    Sospetto insano!



    EMILIA:

    Guardia fedel

    questa mano.



    JAGO:

    Dammi quel vel!

    (afferra violentemente il braccio di Emilia)

    Su te l'irosa mia man s'aggrava!



    EMILIA:

    Son la tua sposa,

    non la tua schiava.



    JAGO:

    La schiava impura

    tu sei di Jago.



    EMILIA:

    Ho il cor presago

    d'una sventura.



    JAGO:

    N mi paventi?



    EMILIA:

    Uomo crudel!



    JAGO:

    A me.



    EMILIA:

    Che tenti?



    JAGO:

    A me quel vel!

    (con un colpo di mano Jago ha carpito il fazzoletto ad Emilia)



    EMILIA:

    Uomo crudel!



    JAGO: (a s stesso)

    (Gi la mia brama

    conquido, ed ora

    su questa trama

    Jago lavora!)



    EMILIA: (a s stessa)

    (Vinser gli artigli

    truci e codardi.

    Dio dai perigli

    sempre ci guardi)



    DESDEMONA:

    Dammi la dolce e lieta parola del perdon.



    OTELLO:

    Escite! Solo vo' restar.



    JAGO: (sottovoce ad Emilia che sta per escire)

    Ti giova tacer. Intendi?



    (Desdemona ed Emilia escono. Jago finge d'escire dalla porta del fondo, ma giuntovi s'arresta)





    ATTO SECONDO

    SCENA V



    Otello, Jago sul fondo



    OTELLO: (accasciato, su d'un sedile)

    Desdemona rea!



    JAGO: (nel fondo guardando di nascosto il fazzoletto, poi riponendolo con cura nel giustacuore)

    (Con questi fili tramer la prova

    del peccato d'amor. Nella dimora

    di Cassio cị s'asconda)



    OTELLO:

    Atroce idea!



    JAGO: (fissando Otello)

    (Il mio velen lavora)



    OTELLO:

    Rea contro me! contro me!



    JAGO: (cupo)

    (Soffri e ruggi!)



    OTELLO:

    Atroce! atroce!



    JAGO:

    Non pensateci pi.

    (dopo essersi portato accanto ad Otello, bonariamente)



    OTELLO: (balzando)

    Tu? Indietro! fuggi!

    M'hai legato alla croce! Ahim!

    Pi orrendo d'ogni orrenda ingiuria

    dell'ingiuria il sospetto.

    Nell'ore arcane della sua lussuria

    (e a me furate!) m'agitava il petto

    forse un presagio! Ero baldo, giulivo.

    Nulla sapevo ancora; io non sentivo

    sul suo corpo divin che m'innamora

    e sui labbri mendaci

    gli ardenti baci

    di Cassio! Ed ora! ed ora. . .

    Ora e per sempre addio sante memorie,

    addio, sublimi incanti del pensier!

    Addio schiere fulgenti, addio vittorie,

    dardi volanti e volanti corsier!

    Addio, vessillo trionfale e pio,

    e diane squillanti in sul mattin!

    Clamori e canti di battaglia, addio!

    Della gloria d'Otello questo il fin.



    JAGO:

    Pace, signor.



    OTELLO:

    Sciagurato! mi trova una prova secura

    che Desdemona impura. . .

    Non sfuggir! nulla ti giova!

    Vo' una secura, una visibil prova!

    O sulla tua testa

    s'accenda e precipiti il fulmine

    del mio spaventoso furor che si desta!

    (Afferra Jago alla gola e lo atterra)



    JAGO:

    Divina grazia difendimi!

    (alzandosi) Il cielo vi protegga. Non son pi vostro alfiere.

    Voglio che il mondo testimon mi sia

    che l'onest periglio.

    (fa per andarsene)



    OTELLO:

    No. . .rimani. Forse onesto tu sei.



    JAGO: (sulla soglia fingendo d'andarsene)

    Meglio varebbe ch'io fossi un ciurmador.



    OTELLO:

    Per l'universo!

    Credo leale Desdemona e credo

    che non lo sia. Te credo onesto e credo

    disleale. . .La prova io voglio!

    Voglio la certezza!



    JAGO: (ritornando verso Otello)

    Signor, frenate l'ansie.

    E qual certezza v'abbisogna?

    Avvinti verderli forse?



    OTELLO:

    Ah, morte e dannazione!



    JAGO:

    Ardua impresa sarebbe; e qual certezza

    sognate voi se quell'immondo fatto

    sempre vi sfuggir? Ma pur se guida

    la ragione al vero, una s forte

    congettura riserbo che per poco alla

    certezza vi conduce. U***e.

    (avvicinandosi molto ad Otello e sottovoce)

    Era la notte, Cassio dorma,

    gli stavo accanto.

    Con interrotte voci tradia

    l'intimo incanto.

    Le labbra lente, lente movea,

    nell'abbandono

    del sogno ardente, e allor dicea,

    con flebil suono:

    (sottovoce parlate)

    "Desdemona soave! Il nostro amor s'asconda.

    Cauti vegliamo! L'estasi del ciel

    tutto m'innonda."

    Segúa pi vago l'incubo blando;

    con molle angoscia

    l'interna imago quasi baciando,

    ei disse poscia:

    (sempre sottovoce)

    "Il rio destino impreco

    che al Moro ti don".

    E allora il sogno

    in cieco letargo si mut.



    OTELLO:

    Oh! mostuosa colpa!



    JAGO:

    Io non narrai che un sogno.



    OTELLO:

    Un sogno che rivela un fatto.



    JAGO:

    Un sogno che pụ dar forma di prova

    ad altro indizio.



    OTELLO:

    E qual?



    JAGO:

    Talor vedeste

    in mano di Desdemona un tessuto trapunto

    a fior e pi sottil d'un velo?



    OTELLO:

    il fazzoletto ch'io le diedi,

    pegno primo d'amor.



    JAGO:

    Quel fazzoletto ieri

    (certo ne son) lo vidi in man di Cassio.



    OTELLO:

    Ah! Mille vite gli donaJagosanguesangueSiuJago lo trattiene inginocchiato)



    JAGO: (s'inginocchia anch'esso)

    Non v'alzate ancor!

    Testimon il Sol ch'io miro,

    che m'irradia e inanima

    l'ampia terra e il vasto spiro

    del Creato inter,

    che ad Otello io sacro ardenti,

    core, braccio ed anima

    s'anco ad opere cruenti

    s'armi il suo voler!



    JAGO e OTELLO: (alzando le mani al cielo come chi giura)

    S, pel ciel marmoreo giuro!

    Per le attorte folgori!

    Per la Morte e per l'oscuro mar sterminator!

    D'ira e d'impeto tremendo presto fia

    che sfolgori questa man ch'io levo e stendo!

    Dio vendicator!





    ATTO/scena: In

    I | 1 | 2 | 3 |

    II | 1 | 2 | 3 | 4 | 5 |

    III | 1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 | 9 |

    IV | 1 | 2 | 3 | 4 |

    Out



    ATTO TERZO

    SCENA I



    La gran sala del Castello. A destra un vasto peristilio a colonne. Questo peristilio annesso ad una sala di minori proporzioni; nel fondo della sala un verone.



    Otello, Jago, l'Araldo.



    ARALDO:

    (dal peristilio, a Otello che sar con Jago nella sala)

    La vedetta del porto ha segnalato

    la veneta galea che a Cipro adduce

    gli ambasciatori.

    (fa cenno all'Araldo di allontanarsi)



    OTELLO: (a Jago)

    Bene sta.

    Continua.



    JAGO:

    Qui trarr Cassio e con astute inchieste

    lo adescher a ciarlar. (indicando il vano del verone) Voi l nascosto

    scrutate i modi suoi, le sue parole,

    i lazzi, i gesti. Paziente siate

    o la prova vi sfugge. Ecco Desdemona.

    Finger conviene. . .io vado.

    (dicendo io vado, s'allontana come per escire, poi s'arresta e si riavvinca ad Otello per dirgli l'ultima parola)

    Il fazzoletto. . .



    OTELLO:

    Va! volentieri obliato l'avrei.

    (Jago esce)





    ATTO TERZO

    SCENA II



    Otello, Desdemona.



    DESDEMONA: (dalla porta di sinistra, ancora presso alla soglia)

    Dio ti giocondi, o sposo dell'alma mia sovrano.



    OTELLO: (andando incontro a Desdemona)

    Grazie, madonna, datemi la vostra eburnea mano.

    (le prende la mano)

    Caldo mador ne irrora la morbida belt.



    DESDEMONA:

    Essa ancor l'orme ignora del duolo e dell'et.



    OTELLO: (con eleganza)

    Eppur qui annida il demone gentil del mal consiglio,

    che il vago avorio allumina del piccioletto artiglio.

    Mollemente alla prece s'atteggiae al pio fervore.



    DESDEMONA:

    Eppur con questa mano io v'ho donato il core. . .

    Ma riparlar vi debbo di Cassio.



    OTELLO:

    Ancor l'ambascia

    del mio morbo m'assale; tu la fronte mi fascia.



    DESDEMONA: (sciogliendo un fazzoletto)

    A te.



    OTELLO:

    No; il fazzoletto voglio ch'io ti donai.



    DESDEMONA:

    Non l'ho meco.



    OTELLO:

    Desdemona, guai se lo perdi! guai!

    Una possente maga ne ordia lo stame arcano.

    Ivi riposta l'alta malia d'un talismano.

    Bada! smarrirlo, oppur donarlo, ria sventura!



    DESDEMONA:

    Il vero parli?



    OTELLO:

    Il vero parlo.



    DESDEMONA:

    Mi fai paura!



    OTELLO:

    Che? l'hai perduto forse?



    DESDEMONA:

    No.



    OTELLO:

    Lo cerca.



    DESDEMONA:

    Fra poco. . .lo cercher. . .



    OTELLO:

    No, tosto!



    DESDEMONA: (con eleganza)

    Tu di me ti fai gioco.

    Storni cosi l'inchiesta di Cassio;

    astuzia questa del tuo pensier.



    OTELLO:

    Pel cielo! l'anima mia si desta!

    Il fazzoletto. . .



    DESDEMONA:

    Cassio l'amico tuo diletto.



    OTELLO: (pi marcato)

    Il fazzoletto!



    DESDEMONA:

    A Cassio, a Cassio perdona. . .



    OTELLO: (terribile)

    Il fazzoletto!



    DESDEMONA:

    Gran Dio! nella tua voce v' un grido di minaccia!



    OTELLO:

    Alza quegli occhi!



    DESDEMONA:

    Atroce idea!



    OTELLO: (prendendola a forza sotto il mento e per le spalle e obbligandola a guardarlo)

    Guardami in faccia! Dimmi chi sei!



    DESDEMONA:

    La sposa fedel d'Otello



    OTELLO:

    Giura!

    Giura e ti danna. . .



    DESDEMONA:

    Otello fedel mi crede.



    OTELLO:

    Impura ti credo.



    DESDEMONA:

    Iddio m'aiuta!



    OTELLO:

    Corri alla tua condanna,

    di' che sei casta.



    DESDEMONA: (fissandolo)

    Casta. . .Io son. . .



    OTELLO:

    Giura e ti danna!



    DESDEMONA:

    Esterrefatta fisso lo sguardo tuo tremendo,

    in te parla una Furia, la sento e non l'intendo.

    Mi guarda! il volto e l'anima ti svelo; il core infranto

    mi scruta. . .io prego il cielo per te con questo pianto,

    per te con queste stille cocenti aspergo il suol.

    Guarda le prime lagrime, che da me spreme il duol.



    OTELLO:

    S'or ti scorge il tuo demone, un angelo ti crede

    e non t'afferra.



    DESDEMONA: (con energia)

    Vede l'Eterno la mia fede!



    OTELLO:

    No! la vede l'inferno.



    DESDEMONA:

    La tua giustizia impetro, sposo mio!



    OTELLO:

    Ah! Desdemona! Indietro! indietro! indietro!



    DESDEMONA:

    Tu pur piangi?. . .e gemendo freni del cor lo schianto!

    E son io l'innocente cagion di tanto pianto!

    Qual il mio fallo?



    OTELLO:

    E il chiedi?. . .Il pi nero delitto

    sovra il candido giglio della tua fronte scritto.



    DESDEMONA:

    Ahim!



    OTELLO:

    Che? non sei forse una vil cortigiana?



    DESDEMONA:

    Ciel! No. . .no. . .pel battesmo della fede cristiana!



    OTELLO:

    Che?



    DESDEMONA:

    Ah!. . .non son cị che esprime quella parola orrenda.



    (Otello mutando d'un tratto l'ira nella pi terribile calma dell'ironia, prende Desdemona per mano e la conduce alla porta d'onde entr)



    OTELLO:

    Datemi ancor l'eburnea mano, vo' fare ammenda.

    (marcato, a voce spiegata) Vi credea

    (a voce bassa parlando) (perdonate se il mio pensiero fello)

    (a voce spiegata) quella vil cortigana

    (cupo e terribile) che la sposa d'Otello.



    (Otello sforza con un'inflessione del braccio, ma senza scomporsi, Desdemona ad escire. Poi ritorna verso il contro della scena nel massimo grado dell'abbattimento)





    ATTO TERZO

    SCENA III



    Otello



    OTELLO:

    Dio! mi potevi scagliar tutti i mali

    della miseria, della vergogna,

    far de' miei baldi trofei trionfali

    una maceria, una menzogna. . .

    E avrei portto la croce crudel

    d'angoscie e d'onte

    con calma fronte

    e rassegnato al volere del ciel.

    Ma, o pianto, o duol! m'han rapito il mirraggio

    dov'io, giulivo, l'anima acqueto.

    Spento quel sol, quel sorriso, quel raggio

    che mi fa vivo, che mi fa lieto!

    Tu alfin, Clemenza, pio genio immortal

    dal roseo riso,

    copri il tuo viso

    santo coll'orrida larva infernal!



    ATTO TERZO

    SCENA IV



    Otello, poi Jago



    OTELLO:

    Ah! Dannazione!

    Pria confessi il delitto e poscia muoia!

    Confession! Confession!

    La prova!



    (entra Jago)



    JAGO: (indicando l'ingresso)

    Cassio l!



    OTELLO:

    L? Cielo! Oh, gioia!

    (con raccapriccio)

    Orror! Supplizi immondi!



    JAGO:

    Ti frena! Ti nascondi!



    (conduce rapidamente Otello nel fondo a sinistra dove c' il vano del verone.; corre verso il fondo del peristilio dove incontra Cassio che esita ad entrare)





    ATTO TERZO

    SCENA V



    Otello nascosto, Jago e Cassio.



    JAGO: (a Cassio)

    Vieni, l'aula deserta.

    T'inoltra, o Capitano.



    CASSIO:

    Questo nome d'onor suona ancor vano per me.



    JAGO:

    Fa cor, la tua causa in tal mano

    che la vittoria certa.



    CASSIO:

    Io qui credea di ritrovar Desdemona.



    OTELLO: (nascosto)

    Ei la nom!



    CASSIO:

    Vorrei parlarle ancora,

    per saper se la mia grazia profferta.



    JAGO: (gaiamente)

    L'attendi. . .

    (conducendo Cassio accanto alla prima colonna del peristilio)

    E intanto, giacch non si stanca

    mai la tua lingua nelle fole gaie,

    narrami un po' di lei che t'innamora.



    CASSIO:

    Di chi?



    JAGO: (sottovoce assai)

    Di Bianca



    OTELLO:

    (Sorride!)



    CASSIO:

    Baie!



    JAGO:

    Essa t'avvince coi vaghi rai.



    CASSIO:

    Rider mi fai.



    JAGO:

    Ride chi vince.



    CASSIO: (ridendo)

    In tal disfide, per verit,

    vince chi ride - Ah! Ah!



    JAGO: (ridendo)

    Ah! Ah!



    OTELLO: (dal verone)

    (L'empio trionfa, il suo scherno m'uccide.

    Dio frena l'ansia che in core mi sta!)



    CASSIO:

    Nel segno hai côlto. S, lo confesso.

    M'odi. . .



    JAGO: (assai sottovoce)

    Sommesso parla. T'ascolto.

    (Jago conduce Cassio in posto pi lontano da Otello)



    CASSIO: (molto sottovoce)

    Jago, t' nota la mia dimora. . .

    (le parole si perdono)



    OTELLO: (avvicinandosi un poco e cautamente per udir le parole)

    (Or gli racconta il modo, il luogo e l'ora. . )



    CASSIO: (sempre sottovoce)

    . . .da mano ignota. . .

    (le parole si perdono ancora)



    OTELLO:

    (Le parole non odo. . .

    Lasso! e udir le vorrei! Dove son giunto!)



    CASSIO:

    . . .un vel trapunto. . .



    JAGO: (come sopra)

    strano! strano!



    OTELLO:

    (D'avvicinarmi Jago mi fa cenno)

    (passa con cautela e si nasconde dietro le colonne)



    JAGO: (sottovoce)

    Da ignota mano?

    (molto forte) Baie!

    (fa cenno a Cassio di parlare ancora sottovoce)



    CASSIO:

    Da senno.

    Quanto mi tarda saper chi sia. . .



    JAGO:

    (guardando rapidamente dalla parte d'Otello - fra s)

    (Otello spia)

    (a Cassio ad alta voce) L'hai teco?



    CASSIO: (estrae dal giustacuore il fazzoletto di Desdemona)

    Guarda.



    JAGO:

    (prendendo il fazzoletto)

    Qual meraviglia!

    (a parte) (Otello origlia.

    Ei s'avvicina con mosse accorte)

    (a Cassio scherzando) Bel cavaliere,

    (mettendo le mani dietro la schiena perch Otello possa osservare il fazzoletto)

    nel vostro ostello perdono gli angeli l'aureola e il vel.



    OTELLO: (avvicinandosi assai al fazzoletto, dietro le spalle di Jago e nascosta dalla prima colonna)

    ( quello! quello!)

    Ruina e morte!



    JAGO:

    (Origlia Otello)



    OTELLO: (a parte sottovoce)

    (Tutto spento! Amore e duol.

    L'alma mia nessun pi smuova)



    JAGO: (a Cassio indicando il fazzoletto)

    Questa una ragna

    dove il tuo cuor

    casca, si lagna,

    s'impiglia e muor.

    Troppo l'ammiri,

    troppo la guardi;

    bada ai deliri

    vani e bugiardi.

    Questa una ragna, etc. . .



    CASSIO: (guardando il fazzoletto che avr ritolto a Jago)

    Miracolo vago

    dell'aspo e dell'ago

    che in raggi tramuta

    le fila d'un vel,

    pi bianco, pi leve

    che fiocco di neve,

    che nube tessuta

    dall'aure del ciel.



    JAGO:

    Questa una ragna

    dove il tuo cuor. . .



    JAGO:

    . . .casca, si lagna,

    s'impiglia e muor.

    Troppo l'ammiri,

    troppo la guardi;

    bada ai deliri

    vani e bugiardi.

    Ah bada,

    questa una ragna

    dove il tuo cuor

    casca, si lagna,

    s'impiglia e muor.



    CASSIO:

    Miracolo vago. . .

    Pi bianco, pi leve

    che fiocco di neve,

    che nube tessuta

    dalla'aure del ciel.

    Miracol, miracolo vago!



    OTELLO: (nascosto dietro la colonna e guardando di tratto in tratto il fazzoletto nelle mani di Cassio)

    (Tradimento, tradimento, tradimento,

    la tua prova, la tua prova

    spaventosa mostri al Sol)



    CASSIO:

    Miracolo vago!



    OTELLO:

    (Tradimento!)



    JAGO: (a Cassio)

    Troppo l'ammiri.



    OTELLO:

    (Tradimento!)



    JAGO:

    Bada! Bada!

    (Trombe interne in Do; ben lontano. Rispondono dal Castello)

    Quest' il segnale che annuncia

    l'approdo della trireme veneziana.

    (Trombe da altra parte)

    Ascolta.

    Tutto il castel co'suoi squilli risponde.

    Se qui non vuoi con Otello scontrarti,

    fuggi.



    CASSIO:

    Addio.



    JAGO:

    Va.



    (Cassio esce velocemente dal fondo)





    ATTO TERZO

    SCENA VI



    Jago e Otello.



    OTELLO: (avvicinandosi a Jago)

    Come la uccider?



    JAGO:

    Vedeste ben com'egli ha riso?



    OTELLO:

    Vidi.



    JAGO:

    E il fazzoletto?



    OTELLO:

    Tutto vidi.



    CIPRIOTI: (Coro interno)

    Evviva! Alla riva!



    VOCI LONTANE:

    Allo sbarco!



    OTELLO:

    condannata.



    TUTTI:

    Evviva!



    OTELLO:

    Fa ch'io m'abbia un velen per questa notte.



    TUTTI: Evviva il Leon di San Marco!



    JAGO:

    Il tosco, no - Val meglio soffocarla,

    l nel suo letto, l, dove ha peccato.



    OTELLO:

    Questa giustizia tua mi pace.



    JAGO: (a mezza voce)

    A Cassio - Jago provveder.



    OTELLO:

    Jago, fin d'ora mio Capitano t'eleggo.



    JAGO:

    Mio Duce, grazie vi rendo.

    Ecco gli Ambasciatori.

    Li accogliete. Ma ad evitar sospetti,

    Desdemona si mostri a quei Messeri.



    OTELLO:

    Si, qui l'adduci.

    (Jago esce dalla porta di sinistra; Otello s'avvia verso il fondo per ricevere gli Ambasciatori)







    ATTO TERZO

    SCENA VII



    Otello, Lodovico, Roderigo, l'Araldo. Dignitari della Repubblica Veneta. Gentiluomini e Dame. Soldati. Trombettieri dal fondo, poi jago con Desdemona ed Emilia dalla sinistra.



    TUTTI:

    Viva! Evviva!

    Viva il Leon di San Marco.

    Evviva, evviva! etc. . .



    LODOVICO:

    (tenendo una pergamena avvoltolata in mano)

    Il Doge ed il Senato

    salutano l'eroe trionfatore

    di Cipro. Io reco nelle vostre mani

    il messaggio dogale.



    OTELLO: (prendendo il messaggio e baciando il suggello)

    Io bacio il segno della Sovrana Maest.

    (poi lo spiega e legge)



    LODOVICO: (avvicinandosi a Desdemona)

    Madonna,

    v'abbia il ciel in sua guardia.



    DESDEMONA:

    E il ciel v'ascolti.



    EMILIA: (a Desdemona, a parte)

    (Come sei mesta!)



    DESDEMONA: (ad Emilia, a parte)

    (Emilia, una gran nube

    turba il senno d'Otello e il mio destino)



    JAGO: (a Lodovico)

    Messere, son lieto di vedervi.



    LODOVICO: (Si sar formato un crocchio tra Desdemona, Lodovico e Jago)

    Jago, quali nuove?. . .ma in mezzo a voi

    non trovo Cassio.



    JAGO:

    Con lui crucciato Otello.



    DESDEMONA:

    Credo che in grazia torner.



    OTELLO: (sempre in atto di leggere. A Desdemona rapidamente)

    Ne siete certa?



    DESDEMONA:

    Che ***e?



    LODOVICO:

    Ei legge, non vi parla.



    JAGO:

    Forse che in grazia torner.



    DESDEMONA:

    Jago, lo spero;

    sai se un verace affetto io porti a Cassio. . .



    OTELLO: (sempre in atto di leggere, ma febbrilmente a Desdemona, sottovoce)

    Frenate dunque le labbra loquaci. . .



    DESDEMONA:

    Perdonate, signor. . .



    OTELLO: (avventandosi contro Desdemona)

    Demonio, taci!



    LODOVICO: (arrestando il gesto d'Otello)

    Ferma!



    TUTTI:

    Orrore! Orrore!



    LODOVICO:

    La mente mia non osa

    pensar ch'io vidi il vero.



    OTELLO: (all'Araldo, con accento imperioso)

    A me Cassio!



    JAGO: (ad Otello a bassa voce)

    (Che tenti?)



    (l'Araldo esce)



    OTELLO: (a Jago sottovoce)

    (Guardala mentre ei giunge)



    GENTILUOMINI:

    Ah! triste sposa!



    LODOVICO: (si avvicina a Jago e gli dice a parte)

    Quest' dunque l'erore? quest' il querriero

    dai sublimi ardimenti?



    JAGO:

    quel ch'egli .



    LODOVICO:

    Palesa il tuo pensiero.



    JAGO:

    Meglio tener su cị la lingua muta.





    ATTO TERZO

    SCENA VIII



    Cassio seguito dall'Araldo e detti.



    OTELLO: (che avr sempre fissato la porta)

    (Eccolo!

    (appare Cassio)

    lui! (a Jago) nell'animo lo scruta)

    (ad alta voce a tutti) Messeri! Il Doge. . .

    (a parte a Desdemona) (ben tu fingi il pianto)

    (ad alta voce a tutti). . .mi richiama a Venezia. . .



    RODERIGO:

    (Infida sorte!)



    OTELLO:

    . . .e in Cipro elegge

    mio successor colui che stava accanto

    al mio vessillo, Cassio.



    JAGO: (fieramente e sorpreso)

    (Inferno e morte!)



    OTELLO: (continuando e mostrando la pergamena)

    La parola Ducale nostra legge.



    CASSIO: (inchinandosi ad Otello)

    Obbedir.



    OTELLO: (rapidamente a Jago ed accennando a Cassio)

    (Vedi?. . . non par che esulti l'infame?)



    JAGO: (risponde a Otello)

    (No)



    OTELLO: (ancora ad alta voce a tutti)

    La ciurma e la coorte. . .

    (sottovoce a Desdemona) (Continua i tuoi singulti. . )

    (a tutti) . . .e le navi e il castello

    lascio in poter del nuovo Duce.



    LODOVICO: (ad***ando Desdemona che s'avvicina supplichevole)

    Otello, per piet la conforta o il cor le infrangi.



    OTELLO: (a Lodovico e Desdemona)

    Noi salperem domani.

    (afferra Desdemona furiosamente)

    (a Desdemona) A terra!. . .e piangi!

    (Desdemona cade. Otello avr, nel suo gesto terribile, gettata la pergamena al suolo, e Jago la raccoglie e legge di nascosto. Emilia e Lodovico sollevano pietosamente Desdemona)



    DESDEMONA:

    A terra!. . .s. . .nel livido

    fango. . .percossa. . .io giacio. . .

    piango. . .m'agghiaccia il brivido

    dell'anima che muor.

    E un d sul mio sorriso

    fioria la speme e il bacio,

    ed or. . .l'angoscia in viso

    e l'agonia nel cor.

    Quel Sol sereno e vivido

    che allieta il cielo e il mare

    non pụ asciugar le amare

    stille del mio dolor.



    EMILIA:

    (Quell 'innocente un fremito

    d'odio non ha n un gesto,

    trattiene in petto il gemito

    con doloroso fren.

    La lagrima si frange

    muta sul volto mesto;

    no, chi per lei non piange

    non ha pietade in sen)



    CASSIO:

    (L'ora fatal! un fulmine

    sul mio cammin l'ad***a.

    Gi di mia sorte il culmine

    s'offre all'inerte man

    L'ebbra fortuna incalza

    la fuga della vita.

    Questa che al ciel m'innalza

    un'onda d'uragan)



    RODERIGO:

    (Per me s'oscura il mondo,

    s'annuvola il destin,

    l'angiol soave e biondo

    scompar dal mio cammin)



    LODOVICO:

    (Egli la man funerea

    scuote anelando d'ira,

    essa la faccia eterea

    volge piangendo al ciel.

    Nel contemplar quel pianto

    la carit sospira,

    e un tenero compianto

    stempra del core il gel)



    DESDEMONA:

    E un d sul mio sorriso

    fioria la speme e il bacio,

    ed or. . .l'angoscia in viso

    e l'agonia nel cor.

    A terra. . .nel fango. . .

    percossa. . .io giacio. . .

    m'agghiaccia il brivido

    dell'anima che muor. . .



    DAME:

    Piet! Piet! Piet!

    Ansia mortale, bieca,

    ne ingombra, anime assorte in lungo orror.

    Vista crudel!

    Ei la colpi! Quel viso santo, pallido,

    blando, si china e tace e piange e muor.

    Piangon cos nel ciel lor pianto gli angeli

    quando perduto giace il peccator.



    CAVALIERI:

    Mistero! Mistero! Mistero!

    Quell'uomo nero sepolcrale, e cieca

    un'ombra in lui di morte e di terror!

    Strazia coll'ugna l'orrido

    petto! Gli sguardi figge immoti al suol.

    Poi sfida il ciel coll'atre pugna, l'ispido

    aspetto ergendo ai dardi alti del Sol.



    JAGO: (avvicinandosi a Otello che si sar accascia***** d'una sedia)

    (Una parola)



    OTELLO:

    (E che?)



    JAGO:

    (T'affretta! Rapido

    slancia la tua vendetta! Il tempo vola).



    OTELLO:

    (Ben parli).



    JAGO:

    ( l'ira inutil ciancia. Scuotiti!

    All'opra ergi tua mira! All'opra sola!

    Io penso a Cassio. Ei le sue trame espia.

    L'infame anima ria l'averno inghiotte!)



    OTELLO:

    (Chi gliela svelle?)



    JAGO:

    (Io).



    OTELLO:

    (Tu?)



    JAGO:

    (Giurai).



    OTELLO:

    (Tal sia)



    JAGO:

    (Tu avrai le sue novelle questa notte)



    JAGO: (ironicamente a Roderigo)

    (I sogni tuoi saranno in mar domani

    e tu sull'aspra terra).



    RODERIGO: (a Jago)

    (Ahi triste!)



    JAGO:

    (Ahi stolto! stolto!

    Se vuoi, tu puoi sperar; gli umani,

    ors! cimenti afferra, e m'odi).



    RODERIGO:

    (T'ascolta).



    JAGO:

    (Col primo albor salpa il vascello.

    Or Cassio il Duce.

    Eppur se avvien che a questi (toccando la spada) accada

    sventura - allor qui resta Otello).



    RODERIGO:

    (Lugubre luce d'atro balen!)



    JAGO:

    (Mano alla spada!

    A notte folta io la sua traccia vigilo,

    e il varco e l'ora scruto; il resto a te.

    Sar tuo scolta. A caccia! a caccia!

    Cingiti l'arco!)



    RODERIGO:

    (S! t'ho venduto onore e fe').



    JAGO: (a s stesso)

    (Corri al miraggio! Il fragile tuo senno

    ha gi confuso un sogno menzogner.

    Segui l'astuto ed agile mio cenno,

    amante illuso, io seguo il mio pensier)



    RODERIGO: (a s stesso)

    (Il dado tratto! Impavido t'attendo,

    ultima sorte, occulto mio destin.

    Mi sprona amor, ma un avido, tremendo

    astro di morte infesta il mio cammin)



    OTELLO: (ergendosi e rivolto alla folla, terribilmente)

    Fuggite!



    TUTTI:

    Ciel!



    OTELLO: (slanciandosi contro la folla)

    Tutti fuggite Otello!



    JAGO: (a tutti)

    Lo assale una mala

    che d'ogni senso il priva.



    OTELLO: (con forza)

    Chi non si scosta contro me rubello.

    (Desdemona sciogliendosi da Lodovico e accorrendo verso Otello)



    LODOVICO:

    (fa per trascinare lontano Desdemona)

    Mi segui.



    CIPRIOTI: (di dentro)

    Evviva!



    DESDEMONA:

    Mio sposo!



    OTELLO: (terribile a Desdemona)

    Anima mia, ti maledico!



    TUTTI:

    Orror!



    (Desdemona, fra Emilia e Lodovico, esce. Tutti escono inorri***i)





    ATTO TERZO

    SCENA IX



    Otello e Jago, soli.



    OTELLO:

    Fuggirmi io sol non so! Sangue

    Ah! l'abbietto pensiero! "Cị m'accora!"

    Vederli insieme avvinti. . .

    il fazzoletto! il fazzoletto! il fazzoletto!

    Ah! Ah! Ah! (sviene)



    (Fanfara interna)



    JAGO:

    (Il mio valen lavora)



    CIPRIOTI: (interno)

    Viva Otello!



    JAGO:

    L'eco della vittoria. . .



    CIPRIOTI: (interno)

    Evviva, viva!



    JAGO:

    . . .porge sua laude estrema.

    (osserva Otello disteso a terra tramortito)



    CIPRIOTI: (interno)

    Evviva!



    JAGO:

    Chi pụ vietar che questa fronte prema

    Col mio tallone?



    CIPRIOTI: (interno e pi vicino)

    Evviva! Evviva Otello!

    Gloria al Leon di Venezia!



    JAGO:

    (ritto e con gesto d'orrendo trionfo, indicando il corpo inerte d'Otello)

    Ecco il Leone!



    CIPRIOTI:

    Viva! Viva! Viva Otello!





    ATTO/scena: In

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    III | 1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 | 9 |

    IV | 1 | 2 | 3 | 4 |

    Out



    ATTO QUARTO

    SCENA I



    La Camera di Desdemona. Letto, inginocchiatoio, tavolo, specchio, sedie. Una lampada arde appesa davanti all'immagine della Madonna che sta al disopra dell'inginocchiatoio. Porta a destra. Un lume acceso sul tavolo. notte.



    Desdemona ed Emilia



    EMILIA:

    Era pi calmo?



    DESDEMONA:

    Mi parea. M'ingiunse

    di coricarmi e d'attenderlo. Emilia,

    te ne prego, distendi sul mio letto

    la mia candida veste nuziale.

    (Emilia eseguisce)

    Senti. Se pria di te morir dovessi

    mi seppellisci con un di quei veli.



    EMILIA:

    Scacciate queste idee.



    DESDEMONA: (sedendo macchinalmente davanti allo specchio)

    Son mesta, tanto, tanto.

    Mia madre aveva una povera ancella,

    innamorata e bella.

    Era il suo nome

    Barbara. Amava

    un uom che poi l'abbandon; cantava

    un canzone: la canzon del Salice.

    (Ad Emilia)

    Mi disciogli le chiome. . .

    Io questa sera ho la memoria piena

    di quella cantilena. . .

    Piangea cantando

    nell'erma landa,

    piangea la mesta. . .

    O Salce! Salce! Salce!

    Sedea chinando

    sul sen la testa!

    Salce! Salce! Salce!

    Cantiamo! Cantiamo! il Salce funebre

    sar la mia ghirlanda.



    (ad Emilia) Affrettati; fra poco giunge Otello.



    Scorreano i rivi fra le zolle in fior,

    gemea quel core affranto,

    e dalle ciglia le sgorgava il cor

    l'amara onda del pianto.

    Salce! Salce! Salce!

    Cantiamo! Cantiamo! Il Salce funebre

    sar la mia ghirlanda.

    Scendean 'augelli a vol dai rami cupi

    verso quel dolce canto.

    E gli occhi suoi piangean tanto, tanto,

    da impietosir le rupi.



    (a Emilia, levandosi un anello dal ***o) Riponi quest'anello.

    (alzandosi) Povera Barbara! Solea la storia

    con questo semplice suono finir:

    Egli era nato per la sua gloria,

    io per amar. . .



    (ad Emilia) Ascolta.

    (Emilia fa qualche passo) Odo un lamento.

    Taci. Chi batte a quella porta?



    EMILIA:

    il vento.



    DESDEMONA:

    Io per amarlo e per morir. . .

    Cantiamo! Cantiamo!

    Salce! Salce! Salce!

    Emilia, addio. Come m'ardon le ciglia!

    presagio di pianto. Buona notte.

    (Emilia si volge per partire)

    Ah! Emilia, Emilia,

    (Emilia ritorna e Desdemona l'abbraccia)

    Addio, Emilia, addio!



    (Emilia esce)







    ATTO QUARTO

    SCENA II



    Desdemona sola.



    DESDEMONA: (va all'inginocchiatoio)

    Ave Maria, piena di grazia, eletta

    fra le spose e le vergini sei tu,

    sia benedetto il frutto, o benedetta,

    di tue materne viscere, Ges.

    Prega per chi adorando a te si prostra,

    prega nel peccator, per l'innocente,

    e pel debole oppresso e pel possente,

    misero anch'esso, tua piet dimostra.

    Prega per chi sotto l'oltraggio piega

    la fronte e sotto la malvagia sorte;

    per noi, per noi tu prega, prega

    sempre e nell'ora della morte nostra,

    prega per noi, prega per noi, prega.



    (Resta ancora inginocchiata e appoggiando la fronte sull'inginocchiato io ripete mentalmente l'orazione di cui non s'odono che le prime e le ultime parole)



    Ave Maria. . .

    nell'ora della morte.

    Ave!. . .Amen!



    (Si alza e va a coricasi)







    ATTO QUARTO

    SCENA III



    Desdemona e Otello.



    Otello entra da una porta segreta, depone una scimitarra sul tavolo, s'arresta davanti alla face, titubante se spegnerla o no. Guarda Desdemona. Spegne la face. La scena resta rischiarata dal solo lume dell'inginocchiatoio. Otello, spinto da un impeto di furore, s'avvicina al letto, ma l s'arresta. Contempla Desdemona che dorme. la bacia tre volte. All'ultimo bacio Desdemona si desta).



    DESDEMONA: (si alza)

    Chi l? Otello?



    OTELLO:

    S! Diceste questa sera le vostre preci?



    DESDEMONA:

    Orai. . .



    OTELLO:

    Se vi sovviene

    di qualche colpa commessa che attenda

    grazia dal ciel, imploratela tosto.



    DESDEMONA:

    Perch?



    OTELLO:

    T'affretta. Uccidere non voglio

    l'anima tua.



    DESDEMONA:

    D'uccider parli?



    OTELLO:

    S.



    DESDEMONA:

    Piet di me, mio Dio!



    OTELLO:

    Amen.



    DESDEMONA:

    E abbiate piet voi pure.



    OTELLO:

    Pensa ai tuoi peccati.



    DESDEMONA:

    Mio peccato l'amor.



    OTELLO:

    Percị tu muori.



    DESDEMONA:

    E perch t'amo m'uccidi?



    OTELLO:

    Ami Cassio.



    DESDEMONA:

    No! sull'anima mia!



    OTELLO:

    Quel fazzoletto ch'io ti donai gli desti.



    DESDEMONA:

    Non vero.



    OTELLO:

    Nella sua man lo vidi.



    DESDEMONA:

    Io rea non sono!



    OTELLO:

    Confessa!



    DESDEMONA:

    Giuro!



    OTELLO:

    Bada allo spergiuro. . .

    Pensa che sei sul tuo letto di morte.



    DESDEMONA:

    Non per morir.



    OTELLO:

    Per morir tosto.



    DESDEMONA:

    Aita!

    Cassio non amo. . .ch'ei qui venga. . .ei parli.



    OTELLO:

    Muto per sempre.



    DESDEMONA:

    Cielo! Morto?



    OTELLO: (freddo)

    Morto.



    DESDEMONA:

    Son perduta! ei tra***o!



    OTELLO: (con forza)

    E pianger l'osi?



    DESDEMONA:

    Otello. . .non uccidermi. . .



    OTELLO:

    Tu invano ti difendi.



    DESDEMONA:

    Ch'io viva ancor. . .ch'io viva ancor. . .

    ch'io viva ancor. . .



    OTELLO:

    Gi! cadi, gi, cadi, prostituta. . .



    DESDEMONA:

    Piet!



    OTELLO:

    Muori!!



    DESDEMONA:

    Ch'io viva questa notte. . .



    OTELLO:

    No!



    DESDEMONA:

    Un'ora. . .



    OTELLO:

    No!



    DESDEMONA:

    Un istante. . .



    OTELLO:

    No!



    DESDEMONA:

    Sol ch'io dica un'Ave.



    OTELLO:

    tardi!



    (La soffoca. un grido di Desdemona. S'ode bussare alla porta)



    OTELLO: (contemplando il corpo di Desdemona inerte)

    Calma come la tomba.



    EMILIA: (picchia di nuovo)

    Aprite! Aprite!



    OTELLO: (trabalzando)

    Chi l? Chi batte?



    EMILIA:

    Signor mio. . .ven prego, lasciate

    ch'io vi parli. . .Aprite!



    OTELLO: (aprendo)

    Emilia! che avvenne?



    EMILIA:

    (entrando)

    Un gran delitto! Cassio uccise Roderigo.



    OTELLO:

    E Cassio?



    EMILIA:

    Vive.



    OTELLO:

    Cassio vive!



    DESDEMONA: (dal letto)

    Ingiustamente. . .uccisa ingiustamente. . .



    EMILIA: (accorrendo al letto)

    Chi geme l?. . .Orror!



    DESDEMONA:

    Muoio innocente. . .



    EMILIA:

    Gran Dio!. . .Chi fu? chi fu?



    DESDEMONA:

    Nessuno. . .io stessa. . .Al mio

    Signor mi raccomanda. . .muoio innocente. . .

    Addio.

    (muore)



    OTELLO:

    O mentitrice! io l'uccisi.



    EMILIA:

    Assassino!



    OTELLO:

    Fu di Cassio la druda. A Jago il chiedi.



    EMILIA:

    A Jago?



    OTELLO:

    A Jago.



    EMILIA:

    Stolto!! E tu il credesti?



    OTELLO: (fa per avventarsi contro Emilia)

    Negarlo ardisci?



    EMILIA:

    Non ti temo.



    OTELLO: (la afferra)

    Bada!



    EMILIA:

    Ol! Soccorso! Aiuto!

    (si svincola e corre verso la porta, gridando disperatamente)

    Otello uccise Desdemona!





    ATTO QUARTO

    SCENA IV



    Otello, Emilia, Lodovico, Cassio e Jago, pi tardi Montano con gente armata



    CASSIO, JAGO, LODOVICO: (vedendo Desdemona)

    Quai grida!

    Orrore! Orror!



    EMILIA: (a Jago)

    Jago, smentisci quel vile assassino.

    Hai tu creduto Desdemona infida?

    Parla!



    JAGO:

    Tal la credea.



    OTELLO:

    Quel fazzoletto che un d le diedi,

    a Cassio essa donava.



    EMILIA:

    O potenza divina!



    JAGO: (ad Emilia)

    Taci!



    EMILIA:

    No, tutto rivelo!



    JAGO:

    Taci!



    EMILIA:

    No! Costui

    dalla mia man quel fazzoletto svelse

    a viva forza.



    CASSIO:

    E nella mia dimora

    trovai quel vel.



    MONTANO: (Entrando ed indicando Jago)

    Rodrigo morente mi svel di quest'uom l'arti nefande.



    OTELLO: (a Jago)

    Ah! discolpati!



    JAGO: (fuggendo)

    No!



    LODOVICO:

    Ferma!



    MONTANO:

    S'insegua.



    CASSIO, LODOVICO:

    Afferratelo!



    (alcuni escono inseguendo Jago)



    OTELLO: (slanciandosi per afferrar la spada)

    E il ciel non ha pi fulmini?



    LODOVICO:

    La spada a me!



    OTELLO:

    Tant'osi?. . .

    Niun mi tema

    s'anco armato mi vede. Ecco la fine

    del mio camin. . .Oh! Gloria! Otello fu.

    (Lascia cadere la spada. Va presso al letto, contemplando Desdemona)

    E tu. . .come sei pallida! e stanca, e muta, e bella,

    pia creatura nata sotto maligna stella.

    Fredda come la casta tua vita. . .

    e in cielo assorta.

    Desdemona! Desdemona!. . .Ah. . .morta! morta! morta!. . .

    (estraendo furtivamente dalle vesti un pugnale)

    Ho un'arma ancor! (si ferisce)



    CASSIO:

    Ah! ferma!



    LODOVICO, MONTANO:

    Sciagurato!



    OTELLO:

    Pria d'ucciderti. . .sposa. . .ti baciai.

    Or morendo. . .nell'ombra. . .

    in cui mi giacio. . .

    Un bacio. . .un bacio ancora. . .ah!. . .un altro bacio. . .

    (muore)


    FINE


    ANGELIQUE
  2. Angelique

    Angelique Thành viên quen thuộc

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    17/04/2001
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    The story happens in Cyprus at the end of 1400, when the isle was under the rule of the Republic of Venice.

    Act I
    It is a stormy night and many huge waves brakes over the piers.
    A crowd of Venetians and soldiers gathered on the steps, are begging God to save ship of the moor Otello, the Governor, which is trying to draw alongside.
    Roderigo, a gentleman in love with Desdemona, the young Otello's wife, hopes it would not succeed, just like Jago, who has been succeeded by Cassio at the post of captain and Montano, the previous Governor.
    As soon as the waves are calm Otello moors and announces triumphally that the Muslim fleet has been defeated. (Esultate!) .
    When the moor gets into the fortress, a bonfire is lighted and great festivities are held in his honour with singing and drinking.
    In the middle of the celebration, Jago starts weaving the plots against the captain: he tells Roderigo, after taking him aside, that captain Cassio is in love with Desdemona.
    While Cassio is going to start his guard shift, he meets Jago and Roderigo. Jago makes him drunk. In the meanwhile Montano arrives and reproach Cassio for his unfair behaviour. Roderigo adds that it is not the first time he sees him drunk at work.
    When Montano threats Cassio to report his behaviour to the Governor, Cassio unsheathes his sward and wounds him. On suggestion of Jago, who tries to exaggerate the episode, Roderigo goes to the city to instigate the crowd to the rebellion.
    Drawn by the shouts, Otello goes out the castle and is informed by Jago about the events. He punishes Cassio by breaking him and tells the crowd to retire immediately. Jago exults at his first victory.
    Desdemona, woken up by the first shouts, arrives and is very sad about Cassio's injury..
    Under a sky full of stars Otello and Desdemona remember the days of their first meeting. (Già nella notte densa). After a long kiss, they go back to the castle. .
    Act II
    In a lounge at the ground floor of the castle Cassio complains of his punishment. Jago, still weaving plots against him, suggests him do ask Desdemona for some help in order to have his rank back. Jago insists that the occasion is favourable because at that time Emilia, Desdemona's lady companion, always walks with the lady in the garden and they are always alone.
    While Cassio goes to the garden Jago thinks with grief about the sense of life. (Credo in un Dio Crudel) . At the same time he follows Cassio's movements and, acting as if he would not see him, expresses his disappoint when the Moor enters the lounge. Otello believes to have seen Cassio hurrying out of the garden and Jago feeds his jealousy telling him about a secret love betweeen Cassio and Desdemona.
    After receiving a delegation of Cypriots Desdemona comes back. She is later than usual and tells her husband about Cassio's desire.
    Otello is furious, he rejects Desdemona's request firmly and throws away the handkerchief she was using to dry his forehead. Jago cunningly takes the handkerchief. Otello and Desdemona do not notice anything. When Desdemona retires Jago tells Otello to have heard Cassio tell the name of Desdemona while he was asleep and to have seen in Cassio's hands the silk handkerchief, which Otello had given to Desdemona the day they got married. (Era la notte. Cassio dormìa).
    Mad for the jealousy Otello goes down on his knees and swears to take revenge. (Sì, pel ciel marmoreo giuro) .
    Act III
    In the castle everybody is longing to welcome the ambassadors of Venice. In the meanwhile Jago goes on with his plan. He will have Cassio's confession and Otello will remain hidden and listen to it . Desdemona asks once more to forgive Cassio but her husband asks her with excitement to show the handkerchief. Desdemona answers that she couldn't find it and Otello accuses her to be a "courtesan" and throws her out..
    Jago arrives, announces that Cassio is there and suggests the Moor to hide himself. Cassio asks if Desdemona's intercession has been of some help, but Jago changes the subject and starts talking about a nice lady, Bianca, Cassio's lover. Being in the mood for confidences Cassio exalts her love ability. Otello, who only gets some phrases of the conversation, believes that the object of the talk is Desdemona. Besides, Cassio shows a dubious silk handkerchief to Jago and tells him to have found it at home. Jago takes the handkerchief in his hands to allow the Moor to see it.
    A salvo announces the arrival of the ambassadors.
    The Moor receives them after he has appointed Jago captain and planned the murder of the two for the night.
    The noble Ludovico, the captain of the ship, announces him that Venice wants him back and that Cassio will have in charge the isle.
    Otello , in a delirium, pushes his wife on the floor and throws everybody away.
    Alone with jago, he mumbles some incoherent phrases and loses consciousness.
    Jago points out the body and cries: "Here's the lion!" echoing the voices of the Cypriots, who are praising the Moor with "Glory to the Lion of Venice!".
    Act IV
    The night has begun in Cipro and in her room Desdemona is going to bed helped by Emilia, who tries to calm the deep anxiety of the woman due to the Moor's incomprehensible allegations. Emilia retires, Desdemona lies down and thinks about the story of Barbara, one of her mother's handmaid, who had been abandoned by her lover and used to sing the "Willow song". As soon as he has finished to pray (Ave Maria) , Otello arrives: he kisses her three times after putting a scimitar on the table. Desdemona wakes up, Otello accuses her to be Cassio's lover and tells her about the handkerchief. Desdemona cries out her innocence and begs him to spare her life. But Otello strangles her.
    Emilia, comes back and announces that Roderigo has been killed by Cassio, who had attacked him incited by Jago. Desdemona's last wailing calls Emilia to her bed to discover the dead body. Emilia accuses Otello and tells him to have killed an innocent. Afterwards she reveals to everybody Jago's terrible plan. Jago runs away followed by the soldiers.
    Otello understands the terrible plot against him and commits suicide with a knife.
    Falling down near his wife's bed, he gives her the last kiss. (niun mi tema) .

    Author: Laura Bandiziol










    ANJALIKA
  3. Angelique

    Angelique Thành viên quen thuộc

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    Modernism and melodrama in Otello.
    Giuseppe Verdi is 73, and 15 years have passed since his last opera (except for the revisions) when he writes Otello. We are in1887 and Otello is his last great drama, if considered that it will be followed by Falstaff, an opera difficult to classify though surely based on the joke and the bitter irony, which cannot be defined a "drama in music". When we study Otello we have in front something like Puccuni's Turandot: the last great melodrama of an authentic genius. Just like any other extreme opera, Otello like Turandot contains not only the richness and the elegance which come from the experience and the self-criticism, very strong in both geniuses of our music history, but it also contains the signs of a changed musical milieu, of the formal and harmonic successes of the contemporary authors, who, in the case of Verdi were already two generations older than those with whom he has had his debut during the first half of 1800.
    If we find in Turandot three "components" (a summary of the great first Puccini's lyric, the elegance of a self-critic Puccini, the harmonic novelties and the symphonic level of the ripe Puccini who "feels" and re-interprets the contemporary stylistic elements of nine hundred), the same must be valid for Otello: summary of theatre drama of the first Verdi, elegance and lyric of the self-critic Verdi, harmonic novelties and symphonic level of the old Verdi, who after Aida continued to absorb ad re-interpret his contemporary musical trends.
    We'll see how these "ingredients" mix and where they are more evident in this Verdi's masterpiece. Then we'll discuss the problem of Verdi's relationship to his contemporary's musicians, apparently full of hate and rivalry but very interesting.
    Let's start with the "first Verdi": differently from Aida, in which the experiment was much more important than the typical, bloody Verdi's drama, in Otello the intense and convincing Verdi is often more evident and permeates the whole tragic story. The parts in which this tendence is more visible are the blaspheme Credo in un Dio crudel sung by Jago in the II act, the famous duet Sì, pel ciel marmoreo giuro between Otello and Jago at the end of the same act, l'Ora e per sempre addio which is in the middle of the previous parts and the angrily final of Otello killing Desdemona. The theatricality of the first Verdi is evident also in some less dramatic parts, which exalt the chorus and the mass scene, like the start with the big choruses Vittoria, Sterminio.Fuoco di gioia! which seem to call back the great choral moments of Attila.
    The second ingredient is represented by those moments in which Verdi shows a refined and smooth side, by renouncing to an excessive theatricality to express moments of great lyric by means of very simple things: among all we'll quote the famous Ave Maria sung by Desdemona, but also the wheedling and mellifluous moments of Jago in Era la notte, before the final duet of the first act, or the Esterrefatta fisso sung by Desdemona in the third act.
    The third and last factor shows us Verdi interpreting personally the musical trends of the late eight hundred, which induced to use French-like harmonies (it will be a main point of the first Puccini), to a better care of the orchestration and of the phonic mixes and to a certain daring in the modulation. The most interesting moment in which this component stands out, though it is evident in the first chords, is surely the wonderful love duet between Otello and Desdemona which closes the first act: it seems to see the great Puccini's duets, in a very romantic atmosphere where Otello's passion and Desdemona's lyric melt with a tense lyric, harmonically modern musical realisation, bright modulations and artificial sevenths unusual for Verdi until then. Some other moments in which Verdi uses a new, contemporary language can be fund in the ecstatic choral contemplation of beauty and pureness of Desdemona in Dove guardi splendono , in which the repetition of the reification of popular melodies is used in a modern sense with the purpose of a great theatre-effect, in the interlude of double-basses in the IV act, in the final scene of Otello's death, in which the dramatic elements (Niun mi tema) and the lyric ones (Un bacio.) originally mix with the hollow tones of the kettledrums which recall the subject of destiny, which Verdi loves so much.
    The last mentioned factor needs an ulterior investigation: Verdi's adjustment to the musical climate of the different seasons of his long theatre life is, in fact, a very important matter of discussion and analysis. If the first Verdi was a great innovator, transforming the Italian opera from the bel-canto of Bellini and Donizetti into the real "melodrama", thanks to the thickening of the orchestration, to the rhythmic impulse which drives the story, to the use of "forced" coloraturas and of the choruses, the "second" Verdi had to face the critics of the Wagnerians from a formal point of view and the one of the followers of the German symphonic romanticism from an harmonic point of view. After having created the popular trilogy, which perfects Verdi's melodrama, the composer found himself in the situation to remake his work entirely.
    Nevertheless, how it often happens to geniuses, under the self-defence, the disregard towards the rivals and the closing to dialog there is always an attentive self-critic about the style features which differ from his own music. From this "anger" the challenge of Aida will be borne, the authentic answer for those who believed Verdi was able only to Produce some "zoom-pa-pa" and harmonies made up of tonic, dominant and diminished seventh. In Aida the experiment is sometimes so evident, maybe "forced" and extraneous to Verdi's real nature.
    Only with Otello Verdi is able to renew his language: here there's no distorsion any more, the formal and harmonic novelties integrate perfectly into Verdi's language, which turns out to be very updated and natural, to the point that we can talk about an exceptional enrichment of the real Verdi's nature, which still remains full of drama and theatricality.

    Author: Marco Milano

    ANJALIKA

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