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Verdi's La Traviata

Chủ đề trong 'Âm nhạc' bởi Angelique, 28/04/2001.

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  1. Angelique

    Angelique Thành viên quen thuộc

    Tham gia ngày:
    17/04/2001
    Bài viết:
    940
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    VIOLETTA VALERY (SOPRANO)

    FLORA BERVOIX (MEZZOSOPRANO)

    ANNINA (SOPRANO)

    ALFREDO GERMONT (TENORE)

    GIORGIO GERMONT, SUO PADRE (BARITONO)

    GASTONE, VISCONTE DE LETORIERES (TENORE)

    IL BARONE DOUPHOL (BARITONO)

    IL MARCHESE D'OBIGNY (BASSO)

    IL DOTTOR GRENVIL (BASSO)

    GIUSEPPE, SERVO DI VIOLETTA (TENORE)

    UN DOMESTICO DI FLORA (BASSO)

    PICCADORI, ZINGARE

    SERVI DI VIOLETTA E FLORA

    MASCHERE


    ATTO PRIMO

    Preludio

    SCENA I
    Salotto in casa di Violetta. Nel fondo e' la porta che mette ad altra sala;
    ve ne sono
    altre due laterali; a sinistra, un caminetto con sopra uno specchio. Nel
    mezzo e' una
    tavola riccamente imban***a. (Violetta, seduta sopra un divano, sta
    discorrendo col
    Dottore e con alcuni amici, mentre alri vanno ad incontrare quelli che
    sopraggiungono,
    tra i quali sono il Barone e Flora al braccio del Marchese.)

    CORO I
    Dell'invito trascorsa e' gia' l'ora
    Voi tardaste

    CORO II
    Giocammo da Flora.
    E giocando quell'ore volar.

    VIOLETTA
    (andando loro incontro)
    Flora, amici, la notte che resta
    D'altre gioie qui fate brillar
    Fra le tazze e' piu' viva la festa

    FLORA E MARCHESE
    E goder voi potrete?

    VIOLETTA
    Lo voglio;
    Al piacere m'affido, ed io soglio
    Col tal farmaco i mali sopir.

    TUTTI
    Si', la vita s'addoppia al gioir


    SCENA II
    (Detti, il Visconte Gastone de Letorieres, Alfredo Germont. Servi affacendati
    intorno alla mensa.)

    GASTONE (entrando con Alfredo)
    In Alfredo Germont, o signora,
    Ecco un altro che molto vi onora;
    Pochi amici a lui simili sono.

    VIOLETTA
    (Da' la mano ad Alfredo, che gliela bacia.)
    Mio Visconte, merce' di tal dono.

    MARCHESE
    Caro Alfredo

    ALFREDO
    Marchese
    (Si stringono la mano.)

    GASTONE
    (ad Alfredo)
    T'ho detto:
    L'amista' qui s'intreccia al diletto.
    (i servi frattanto avranno imban***o le vivande.)

    VIOLETTA
    (ai servi)
    Pronto e' il tutto?
    (Un servo accenna di si'.)
    Miei cari sedete:
    E' al convito che s'apre ogni cor.

    TUTTI
    Ben diceste le cure segrete
    Fuga sempre l'amico licor.
    (Siedono in modo che Violetta resti tra Alfredo e Gastone, di fronte vi
    sara' Flora, tra il
    Marchese ed il Barone, gli altri siedono a piacere. V'ha un momento di
    silenzio;
    frattanto passano i piatti, e Violetta e Gastone parlano sottovoce tra
    loro, poi:)

    GASTONE
    (piano, a Violetta)
    Sempre Alfredo a voi pensa.

    VIOLETTA
    Scherzate?

    GASTONE
    Egra foste, e ogni di' con affanno
    Qui volo', di voi chiese.

    VIOLETTA
    Cessate.
    Nulla son io per lui.

    GASTONE
    Non v'inganno.

    VIOLETTA
    (ad Alfredo)
    Vero e' dunque? onde e' cio'?
    Nol comprendo.

    ALFREDO
    (sospirando)
    Si, egli e' ver.

    VIOLETTA
    (ad Alfredo)
    Le mie grazie vi rendo.
    Voi Barone, feste altrettanto
    BARONE
    Vi conosco da un anno soltanto.

    VIOLETTA
    Ed ei solo da qualche minuto.

    FLORA
    (piano al Barone)
    Meglio fora se aveste taciuto.

    BARONE
    (piano a Flora)
    Mi e' increscioso quel giovin

    FLORA
    Perche'?
    A me invece simpatico egli e'.

    GASTONE
    (ad Alfredo)
    E tu dunque non apri piu' bocca?

    MARCHESE
    (a Violetta)
    E' a madama che scuoterlo tocca

    VIOLETTA
    (Mesce ad Alfredo)
    Saro' l'Ebe che versa.

    ALFREDO
    (con galanteria)
    E ch'io bramo
    immortal come quella.

    TUTTI
    Beviamo.

    GASTONE
    O barone, ne' un verso, ne' un viva
    Troverete in quest'ora giuliva?
    (Il Barone accenna di no.)
    Dunque a te
    (ad Alfredo)

    TUTTI
    Si', si', un brindisi.

    ALFREDO
    L'estro
    Non m'arride

    GASTONE
    E non se' tu maestro?

    ALFREDO
    (a Violetta)
    Vi fia grato?

    VIOLETTA
    Si'.

    ALFREDO
    (S'alza.)
    Si'? L'ho gia' in cor.

    MARCHESE
    Dunque attenti

    TUTTI
    Si', attenti al cantor.

    ALFREDO
    Libiam ne' lieti calici
    Che la bellezza infiora,
    E la fuggevol ora
    S'inebri a volutta'.
    Libiam ne' dolci fremiti
    Che suscita l'amore,
    Poiche' quell'occhio al core
    (indicando Violetta)
    Onnipotente va.
    Libiamo, amor fra i calici
    Piu' caldi baci avra'.

    TUTTI
    Libiamo, amor fra i calici
    Piu' caldi baci avra'.

    VIOLETTA
    (S'alza.)
    Tra voi sapro' dividere
    Il tempo mio giocondo;
    Tutto e' follia nel mondo
    Cio' che non e' piacer.
    Godiam, fugace e rapido
    E' il gaudio dell'amore;
    E' un fior che nasce e muore,
    Ne' piu' si puo' goder.
    Godiam c'invita un fervido
    Accento lusinghier.

    TUTTI
    Godiam la tazza e il cantico
    La notte abbella e il riso;
    In questo paradiso
    Ne scopra il nuovo di'.

    VIOLETTA
    (ad Alfredo)
    La vita e' nel tripudio.

    ALFREDO
    (a Violetta)
    Quando non s'ami ancora.

    VIOLETTA
    (ad Alfredo)
    Nol ***e a chi l'ignora.

    ALFREDO
    (a Violetta)
    E' il mio destin cosi'

    TUTTI
    Godiam la tazza e il cantico
    La notte abbella e il riso;
    In questo paradiso
    Ne scopra il nuovo di'.
    (S'ode musica dal'altra sala.)
    Che e' cio'?

    VIOLETTA
    Non gradireste ora le danze?

    TUTTI
    Oh, il gentil pensier! tutti accettiamo.

    VIOLETTA
    Usciamo dunque
    (S'avviano alla porta di mezzo, ma Violetta e' colta da subito pallore.)
    Ohime'!

    TUTTI
    Che avete?

    VIOLETTA
    Nulla,
    Nulla.

    TUTTI
    Che mai v'arresta

    VIOLETTA
    Usciamo
    (Fa qualche passo, ma e' obbligata a nuovamente fermarsi e sedere.)
    Oh Dio!

    TUTTI
    Ancora!

    ALFREDO
    Voi soffrite?

    TUTTI
    O ciel! ch'e' questo?

    VIOLETTA
    Un tremito che provo Or la' passate
    (indica l'altra sala.)
    Tra poco anch'io saro'

    TUTTI
    Come bramate
    (Tutti passano all'altra sala, meno Alfredo che resta indietro.)

    SCENA III

    VIOLETTA
    (guardandosi allo specchio)
    Oh qual pallor!
    (Volgendosi, s'accorge d'Alfredo.)
    Voi qui!

    ALFREDO
    Cessata e' l'ansia
    Che vi turbo'?

    VIOLETTA
    Sto meglio.

    ALFREDO
    Ah, in cotal guisa
    V'ucciderete aver v'e' d'uopo cura
    Dell'esser vostro

    VIOLETTA
    E lo potrei?

    ALFREDO
    Se mia
    Foste, custode io veglierei pe' vostri
    Soavi di'.

    VIOLETTA
    Che ***e? ha forse alcuno
    Cura di me?

    ALFREDO
    (con fuoco)
    Perche' nessuno al mondo
    V'ama

    VIOLETTA
    Nessun?

    ALFREDO
    Tranne sol io.

    VIOLETTA
    (ridendo)
    Gli e' vero!
    Si' grande amor dimenticato avea


    ALFREDO
    Ridete? e in voi v'ha un core?

    VIOLETTA
    Un cor? si' forse e a che lo richiedete?

    ALFREDO
    Oh, se cio' fosse, non potreste allora
    Celiar.

    VIOLETTA
    ***e davvero?

    ALFREDO
    Io non v'inganno.

    VIOLETTA
    Da molto e' che mi amate?

    ALFREDO
    Ah si', da un anno.
    Un di', felice, eterea,
    Mi balenaste innante,
    E da quel di' tremante
    Vissi d'ignoto amor.
    Di quell'amor ch'e' palpito
    Dell'universo intero,
    Misterioso, altero,
    Croce e delizia al cor.

    VIOLETTA
    Ah, se cio' e' ver, fuggitemi
    Solo amistade io v'offro:
    Amar non so, ne' soffro
    Un cosi' eroico amor.
    Io sono franca, ingenua;
    Altra cercar dovete;
    Non arduo troverete
    Dimenticarmi allor.

    GASTONE
    (Si presenta sulla porta di mezzo.)
    Ebben? che diavol fate?

    VIOLETTA
    Si foleggiava

    GASTONE
    Ah! ah! sta ben restate.
    (Rientra.)

    VIOLETTA
    (ad Alfredo)
    Amor dunque non piu'
    Vi garba il patto?

    ALFREDO
    Io v'obbedisco Parto
    (per andarsene)

    VIOLETTA
    A tal giungeste?
    (Si toglie un fiore dal seno.)
    Prendete questo fiore.

    ALFREDO
    Perche'?

    VIOLETTA
    Per riportarlo

    ALFREDO
    (tornando)
    Quando?

    VIOLETTA
    Quando Sara' appassito.

    ALFREDO
    O ciel! domani

    VIOLETTA
    Ebben,
    Domani.

    ALFREDO
    (Prende con trasporto il fiore.)
    Io son felice!

    VIOLETTA
    D'amarmi ***e ancora?

    ALFREDO
    (per partire)
    Oh, quanto v'amo!

    VIOLETTA
    Partite?

    ALFREDO
    (tornando a lei baciandole la mano)
    Parto.

    VIOLETTA
    Addio.

    ALFREDO
    Di piu' non bramo.
    (Esce.)

    SCENA IV
    (Vio/etta e tutti gli altri che tornano dalla sala riscaldati dalle danze.)

    TUTTI
    Si ridesta in ciel l'aurora,
    E n'e' forza di partir;
    Merce' a voi, gentil signora,
    Di si' splendido gioir.
    La citta' di feste e' piena,
    Volge il tempo dei piacer;
    Nel riposo ancor la lena
    Si ritempri per goder,
    (Partono alla destra.)

    SCENA V
    (Violetta sola.)

    VIOLETTA
    E' strano! e' strano! in core
    Scolpiti ho quegli accenti!
    Sari'a per me sventura un serio amore?
    Che risolvi, o turbata anima mia?
    Null'uomo ancora t'accendeva O gioia
    Ch'io non conobbi, essere amata amando!
    E sdegnarla poss'io
    Per l'aride follie del viver mio?
    Ah, fors'e' lui che l'anima
    Solinga ne' tumulti
    Godea sovente pingere
    De' suoi colori occulti!
    Lui che modesto e vigile
    All'egre soglie ascese,
    E nuova febbre accese,
    Destandomi all'amor.
    A quell'amor ch'e' palpito
    Dell'universo intero,
    Misterioso, altero,
    Croce e delizia al cor.
    A me fanciulla, un candido
    E trepido desire
    Questi effigio' dolcissimo
    Signor dell'avvenire,
    Quando ne' cieli il raggio
    Di sua belta' vedea,
    E tutta me pascea
    Di quel divino error.
    Senti'a che amore e' palpito
    Dell'universo intero,
    Misterioso, altero,
    Croce e delizia al cor!
    (Resta concentrata un istante, poi dice)
    Follie! follie delirio vano e' questo!
    Povera donna, sola
    Abbandonata in questo
    Popoloso deserto
    Che appellano Parigi,
    Che spero or piu'?
    Che far degg'io!
    Gioire,
    Di volutta' nei vortici perire.
    Sempre libera degg'io
    Folleggiar di gioia in gioia,
    Vo' che scorra il viver mio
    Pei sentieri del piacer,
    Nasca il giorno, o il giorno muoia,
    Sempre lieta ne' ritrovi
    A diletti sempre nuovi
    Dee volare il mio pensier.
    (Entra a sinistra.)

    ATTO SECONDO

    SCENA I
    Casa di campagna presso Parigi. Salotto terreno. Nel fondo in faccia agli
    spettatori, e'
    un camino, sopra il quale uno specchio ed un orologio, fra due porte chiuse
    da cristalli
    che mettono ad un giardino. Al primo piano, due altre porte, una di fronte
    all'altra.
    Sedie, tavolini, qualche libro, l'occorrente per scrivere.

    ALFREDO
    (deponendo il fucile)
    Lunge da lei per me non v'ha diletto!
    Volaron gia' tre lune
    Dacche' la mia Violetta
    Agi per me lascio', dovizie, onori,
    E le pompose feste
    Ove, agli omaggi avvezza,
    Vedea schiavo ciascun di sua bellezza
    Ed or contenta in questi ameni luoghi
    Tutto scorda per me. Qui presso a lei
    Io rinascer mi sento,
    E dal soffio d'amor rigenerato
    Scordo ne' gaudii suoi tutto il passato.
    De' miei bollenti spiriti
    Il giovanile ardore
    Ella tempro' col placido
    Sorriso dell'amore!
    Dal di' che disse: vivere
    Io voglio a te fedel,
    Dell'universo immemore
    Io vivo quasi in ciel.

    SCENA II
    (Detto ed Annina in arnese da viaggio.)

    ALFREDO
    Annina, donde vieni?

    ANNINA
    Da Parigi.

    ALFREDO
    Chi tel commise?

    ANNINA
    Fu la mia signora.

    ALFREDO
    Perche'?

    ANNINA
    Per alienar cavalli, cocchi,
    E quanto ancor possiede.

    ALFREDO
    Che mai sento!

    ANNINA
    Lo spendio e' grande a viver qui solinghi

    ALFREDO
    E tacevi?

    ANNINA
    Mi fu il silenzio imposto.

    ALFREDO
    Imposto! or v'abbisogna?

    ANNINA
    Mille luigi.

    ALFREDO
    Or vanne andro' a Parigi.
    Questo colloquio ignori la signora.
    Il tutto valgo a riparare ancora.
    (Annina parte.)

    SCENA III
    (Alfredo solo)
    O mio rimorso! O infamia
    E vissi in tale errore?
    Ma il turpe sogno a frangere
    Il ver mi baleno'.
    Per poco in seno acquetati,
    O grido dell'onore;
    M'avrai securo vindice;
    Quest'onta lavero'.
    (esce)

    SCENA IV
    (Violetta ch'entra con alcune carte, parlando con Annina, poi Giuseppe a
    tempo.)

    VIOLETTA
    Alfredo?

    ANNINA
    Per Parigi or or partiva.

    VIOLETTA
    E tornera'?

    ANNINA
    Pria che tramonti il giorno
    Dirvel m'impose

    VIOLETTA
    E' strano!

    ANNINA
    (presentandole una lettera)
    Per voi

    VIOLETTA
    (La prende.)
    Sta bene. In breve
    Giungera' un uom d'affari, entri all'istante.
    (Annina e Giuseppe escono.)

    SCENA V
    (Violetta, quindi il signor Germont introdotto da Giuseppe che avanza due
    sedie e
    parte.)

    VIOLETTA
    (leggendo la lettera)
    Ah, ah, scopriva Flora il mio ritiro!
    E m'invita a danzar per questa sera!
    Invan m'aspettera'
    (Getta il foglio sul tavolino e siede.)

    ANNINA
    E' qui un signore

    VIOLETTA
    Ah! sara' lui che attendo.
    (Accenna a Giuseppe d'introdurlo.)

    GERMONT
    Madamigella Vale'ry?

    VIOLETTA
    Son io.

    GERMONT
    D'Alfredo il padre in me vedete!

    VIOLETTA
    (Sorpresa, gli accenna di sedere.)
    Voi!

    GERMONT
    (sedendo)
    Si', dell'incauto, che a ruina corre,
    Ammaliato da voi.

    VIOLETTA
    (alzandosi risentita)
    Donna son io, signore, ed in mia casa;
    Ch'io vi lasci assentite,
    Piu' per voi che per me.
    (per uscire)

    GERMONT
    (Quai modi!) Pure

    VIOLETTA
    Tratto in error voi foste.
    (Toma a sedere.)

    GERMONT
    De' suoi beni
    Dono vuol farvi

    VIOLETTA
    Non l'oso' finora
    Rifiuterei.

    GERMONT
    (guardandosi intorno)
    Pur tanto lusso

    VIOLETTA
    A tutti
    E' mistero quest'atto
    A voi nol sia.
    (Gli da' le carte.)

    GERMONT
    (dopo averle scorse coll'occhio)
    Ciel! che discopro!
    D'ogni vostro avere
    Or volete spogliarvi?
    Ah, il passato perche', perche' v'accusa?

    VIOLETTA
    (con entusiasmo)
    Piu' non esiste or amo Alfredo, e Dio
    Lo cancello' col pentimento mio.

    GERMONT
    Nobili sensi invero!

    VIOLETTA
    Oh, come dolce
    Mi suona il vostro accento!

    GERMONT
    (alzandosi)
    Ed a tai sensi
    Un sacrificio chieggo

    VIOLETTA
    (alzandosi)
    Ah no, tacete
    Terribil cosa chiedereste certo
    Il previdi v'attesi era felice
    Troppo

    GERMONT
    D'Alfredo il padre
    La sorte, l'avvenir domanda or qui
    De' suoi due figli.

    VIOLETTA
    Di due figli!

    GERMONT
    Si'.
    Pura siccome un angelo
    Iddio mi die' una figlia;
    Se Alfredo nega riedere
    In seno alla famiglia,
    L'amato e amante giovane,
    Cui sposa andar dovea,
    Or si ricusa al vincolo
    Che lieti ne rendea
    Deh, non mutate in triboli
    Le rose dell'amor.
    Ai preghi miei resistere
    Non voglia il vostro cor.

    VIOLETTA
    Ah, comprendo dovro' per alcun tempo
    Da Alfredo allontanarmi doloroso
    Fora per me pur

    GERMONT
    Non e' cio' che chiedo.

    VIOLETTA
    Cielo, che piu' cercate? offersi assai!

    GERMONT
    Pur non basta

    VIOLETTA
    Volete che per sempre a lui rinunzi?

    GERMONT
    E' d'uopo!

    VIOLETTA
    Ah, no giammai!
    Non sapete quale affetto
    Vivo, immenso m'arda in petto?
    Che ne' amici, ne' parenti
    Io non conto tra i viventi?
    E che Alfredo m'ha giurato
    Che in lui tutto io trovero'?
    Non sapete che colpita
    D'altro morbo e' la mia vita?
    Che gia' presso il fin ne vedo?
    Ch'io mi separi da Alfredo?
    Ah, il supplizio e' si spietato,
    Che morir preferiro'.

    GERMONT
    E' grave il sacrifizio,
    Ma pur tranquilla u***e
    Bella voi siete e giovane Col tempo

    VIOLETTA
    Ah, piu' non ***e
    V'intendo m'e' impossibile
    Lui solo amar vogl'io.

    GERMONT
    Sia pure ma volubile
    Sovente e' l'uom

    VIOLETTA
    (colpita)
    Gran Dio!

    GERMONT
    Un di', quando le veneri
    Il tempo avra' fugate,
    Fia presto il tedio a sorgere
    Che sara' allor? pensate
    Per voi non avran balsamo
    I piu' soavi affetti|
    Poiche' dal ciel non furono
    Tai nodi benedetti.

    VIOLETTA
    E' vero!

    GERMONT
    Ah, dunque sperdasi
    Tal sogno seduttore
    Siate di mia famiglia
    L'angiol consolatore
    Violetta, deh, pensateci,
    Ne siete in tempo ancor.
    E' Dio che ispira, o giovine
    Tai detti a un genitor.

    VIOLETTA
    (con estremo dolore)
    (Cosi' alla misera - ch'e' un di' caduta,
    Di piu' risorgere - speranza e' muta!
    Se pur beneficio - le indulga Iddio,
    L'uomo implacabile - per lei sara'.)
    (a Germont, piangendo)
    ***e alla giovine - si' bella e pura
    Ch'avvi una vittima - della sventura,
    Cui resta un unico - raggio di bene
    Che a lei il sacrifica - e che morra'!

    GERMONT
    Si', piangi, o misera - supremo, il veggo,
    E' il sacrificio - ch'ora io ti chieggo.
    Sento nell'anima - gia' le tue pene;
    Coraggio e il nobile - cor vincera'.
    (Silenzio.)

    VIOLETTA
    Or imponete.

    GERMONT
    Non amarlo ***egli.

    VIOLETTA
    Nol credera'.

    GERMONT
    Partite.

    VIOLETTA
    Seguirammi.

    GERMONT
    Allor

    VIOLETTA
    Qual figlia m'abbracciate forte
    Cosi' saro'.
    (S'abbracciano.)
    Tra breve ei vi fia reso,
    Ma afflitto oltre ogni dire. A suo conforto
    Di cola' volerete.
    (Indicandogli il giardino, va per scrivere.)

    GERMONT
    Che pensate?

    VIOLETTA
    Sapendol, v'opporreste al pensier mio.

    GERMONT
    Generosa! e per voi che far poss'io?

    VIOLETTA
    (tornando a lui)
    Morro'! la mia memoria
    Non fia ch'ei maledica,
    Se le mie pene orribili
    Vi sia chi almen gli dica.

    GERMONT
    No, generosa, vivere,
    E lieta voi dovrete,
    Merce' di queste lagrime
    Dal cielo un giorno avrete.

    VIOLETTA
    Conosca il sacrifizio
    Ch'io consumai d'amor
    Che sara' suo fin l'ultimo
    Sospiro del mio cor.

    GERMONT
    Premiato il sacrifizio
    Sara' del vostro amor;
    D'un opra cosi' nobile
    Sarete fiera allor.

    VIOLETTA
    Qui giunge alcun: partite!

    GERMONT
    Ah, grato v'e' il cor mio!

    VIOLETTA
    Non ci vedrem piu' forse.
    (S'abbracciano.)
    A DUE
    Siate felice Addio!
    (Germont esce per la porta del giardino.)

    SCENA VI
    (Violetta, poi Annina, quindi Alfredo.)

    VIOLETTA
    Dammi tu forza, o cielo!
    (Siede, scrive, poi suona il campanello.)

    ANNINA
    Mi richiedeste?

    VIOLETTA
    Si', reca tu stessa
    Questo foglio

    ANNINA
    (ne guarda la direzione e se ne mostra sorpresa.)

    VIOLETTA
    Silenzio va' all'istante
    (Annina parte.)
    Ed ora si scriva a lui
    Che gli diro'? Chi men dara' il coraggio?
    (Scrive e poi suggella.)

    ALFREDO
    (entrando)
    Che fai?

    VIOLETTA
    (nascondendo la lettera)
    Nulla.

    ALFREDO
    Scrivevi?

    VIOLETTA
    (confusa)
    Si' no

    ALFREDO
    Qual turbamento! a chi scrivevi?

    VIOLETTA
    A te

    ALFREDO
    Dammi quel foglio.

    VIOLETTA
    No, per ora

    ALFREDO
    Mi perdona son io preoccupato.

    VIOLETTA
    (alzandosi)
    Che fu?

    ALFREDO
    Giunse mio padre

    VIOLETTA
    Lo vedesti?

    ALFREDO
    Ah no: severo scritto mi lasciava
    Pero' l'attendo, t'amera' in vederti.

    VIOLETTA
    (molto agitata)
    Ch'ei qui non mi sorprenda
    Lascia che m'allontani tu lo calma
    (mal frenato il pianto)
    Ai piedi suoi mi gettero' divisi
    Ei piu' non ne vorra' sarem felici
    Perche' tu m'ami, Alfredo, non e' vero?

    ALFREDO
    O, quanto Perche' piangi?

    VIOLETTA
    Di lagrime avea d'uopo or son tranquilla
    (sforzandosi)
    Lo vedi? ti sorrido
    Saro' la', tra quei fior presso a te sempre.
    Amami, Alfredo, quant'io t'amo Addio.
    (Corre in giardino.)

    SCENA VII
    (Alfredo, poi Giuseppe, indi un Commissario a tempo.)

    ALFREDO
    Ah, vive sol quel core all'amor mio!
    (Siede, prende a caso un libro, legge alquanto, quindi si alza guarda l'ora
    sull'orologio sovrapposto al camino.)
    E' tardi: ed oggi forse
    Piu' non verra' mio padre.

    GIUSEPPE
    (entrando frettoloso)
    La signora e' partita
    L'attendeva un calesse, e sulla via
    Gia' corre di Parigi Annina pure
    Prima di lei spariva.

    ALFREDO
    Il so, ti calma.

    GIUSEPPE
    (Che vuol dir cio'?)
    (Parte.)

    ALFREDO
    Va forse d'ogni avere
    Ad affrettar la per***a Ma Annina
    Lo impedira'.
    (Si vede il padre attraversare in lontananza il giardino.)
    Qualcuno e' nel giardino!
    Chi e' la'?
    (per uscire)
    COMMISSARIO
    (alla porta)
    Il signor Germont?

    ALFREDO
    Son io.
    COMMISSARIO
    Una dama
    Da un cocchio, per voi, di qua non lunge,
    Mi diede questo scritto
    (Da' una lettera ad Alfredo, ne riceve qualche moneta e parte.)

    SCENA VIII
    (Alfredo, poi Germont ch'entra in giardino.)

    ALFREDO
    Di Violetta! Perche' son io commosso!
    A raggiungerla forse ella m'invita
    Io tremo! Oh ciel! Coraggio!
    (Apre e legge.)
    "Alfredo, al giungervi di questo foglio"
    (come fulminato grida)
    Ah!
    (Volgendosi si trova a fronte del padre, nelle cui braccia si abbandona
    esclamando:-)
    Padre mio!

    GERMONT
    Mio figlio!
    Oh, quanto soffri! tergi, ah, tergi il pianto
    Ritorna di tuo padre orgoglio e vanto

    ALFREDO
    (Disperato, siede presso il tavolino col volto tra le mani.)

    GERMONT
    Di Provenza il mar, il suol - chi dal cor ti cancello?
    Al natio fulgente sol - qual destino ti furo'?
    Oh, rammenta pur nel duol - ch'ivi gioia a te brillo';
    E che pace cola' sol - su te splendere ancor puo'.
    Dio mi guido'!
    Ah! il tuo vecchio genitor - tu non sai quanto soffri'
    Te lontano, di squallor il suo tetto si copri'
    Ma se alfin ti trovo ancor, - se in me speme non falli',
    Se la voce dell'onor - in te appien non ammuti',
    Dio m'esaudi'!
    (abbracciandolo)
    Ne' rispondi d'un padre all'affetto?

    ALFREDO
    Mille serpi divoranmi il petto
    (respingendo il padre)
    Mi lasciate.

    GERMONT
    Lasciarti!

    ALFREDO
    (risoluto)
    (Oh vendetta!)

    GERMONT
    Non piu' indugi; partiamo t'affretta

    ALFREDO
    (Ah, fu Douphol!)

    GERMONT
    M'ascolti tu?

    ALFREDO
    No.

    GERMONT
    Dunque invano trovato t'avro'!
    No, non udrai rimproveri;
    Copriam d'oblio il passato;
    L'amor che m'ha guidato,
    Sa tutto perdonar.
    Vieni, i tuoi cari in giubilo
    ****** rivedi ancora:
    A chi peno' finora
    Tal gioia non negar.
    Un padre ed una suora
    T'affretta a consolar.

    ALFREDO
    (Scuotendosi, getta a caso gli occhi sulla tavola, vede la lettera di
    Flora, esclama:)
    Ah! ell'e' alla festa! volisi
    L'offesa a vendicar.
    (Fugge precipitoso.)

    GERMONT
    Che dici? Ah, ferma!
    (Lo insegue.)

    SCENA IX
    Galleria nel palazzo di Flora, riccamente addobbata ed illuminata. Una
    porta nel
    fondo e due laterali. A destra, piu' avanti, un tavoliere con quanto
    occorre pel giuoco; a
    sinistra, ricco tavolino con fiori e rinfreschi, varie sedie e un divano.
    (Flora, il
    Marchese, il Dottore ed altri invitati entrano dalla sinistra discorrendo
    fra loro.)

    FLORA
    Avrem lieta di maschere la notte:
    N'e' duce il viscontino
    Violetta ed Alfredo anco invitai.

    MARCHESE
    La novita' ignorate?
    Violetta e Germont sono disgiunti.

    DOTTORE E FLORA
    Fia vero?

    MARCHESE
    Ella verra' qui col barone.

    DOTTORE
    Li vidi ieri ancor parean felici.
    (S'ode rumore a destra.)

    FLORA
    Silenzio u***e?

    TUTTI
    (Vanno verso la destra.)
    Giungono gli amici.

    SCENA X
    (Detti, e molte signore mascherate da Zingare, che entrano dalla destra.)

    ZINGARE
    Noi siamo zingarelle
    Venute da lontano;
    D'ognuno sulla mano
    Leggiamo l'avvenir.
    Se consultiam le stelle
    Null'avvi a noi d'oscuro,
    E i casi del futuro
    Possiamo altrui predir.
    I.
    Vediamo! Voi, signora,
    (Prendono la mano di Flora e l'osservano.)
    Rivali alquante avete.
    (Fanno lo stesso al Marchese.)
    II.
    Marchese, voi non siete
    Model di fedelta'.

    FLORA
    (al Marchese)
    Fate il galante ancora?
    Ben, vo' me la paghiate

    MARCHESE
    (a Flora)
    Che dianci vi pensate?
    L'accusa e' falsita'.

    FLORA
    La volpe lascia il pelo,
    Non abbandona il vizio
    Marchese mio, giudizio
    O vi faro' pentir.

    TUTTI
    Su via, si stenda un velo
    Sui fatti del passato;
    Gia' quel ch'e' stato e' stato,
    Badate/Badiamo all'avvenir.
    (Flora ed il Marchese si stringono la mano.)

    SCENA XI
    (Detti, Gastone ed altri mascherati da Mattadori, Piccadori spagnuoli,
    ch'entrano
    vivamente dalla destra.)

    GASTONE E MATTADORI
    Di Madride noi siam mattadori,
    Siamo i prodi del circo de' tori,
    Teste' giunti a godere del chiasso
    Che a Parigi si fa pel bue grasso;
    E una storia, se udire vorrete,
    Quali amanti noi siamo saprete.
    GLI ALTRI
    Si', si', bravi: narrate, narrate:
    Con piacere l'udremo

    GASTONE E MATTADORI
    Ascoltate.
    E' Piquillo un bel gagliardo
    Biscaglino mattador:
    Forte il braccio, fiero il guardo,
    Delle giostre egli e' signor.
    D'andalusa giovinetta
    Follemente innamoro';
    Ma la bella ritrosetta
    Cosi' al giovane parlo':
    Cinque tori in un sol giorno
    Vo' vederti ad atterrar;
    E, se vinci, al tuo ritorno
    Mano e cor ti vo' donar.
    Si', gli disse, e il mattadore,
    Alle giostre mosse il pie';
    Cinque tori, vincitore
    Sull'arena egli stende'.
    GLI ALTRI
    Bravo, bravo il mattadore,
    Ben gagliardo si mostro'
    Se alla giovane l'amore
    In tal guisa egli provo'.

    GASTONE E MATTADORI
    Poi, tra plausi, ritornato
    Alla bella del suo cor,
    Colse il premio desiato
    Tra le braccia dell'amor.
    GLI ALTRI
    Con tai prove i mattadori
    San le belle conquistar!

    GASTONE E MATTADORI
    Ma qui son piu' miti i cori;
    A noi basta folleggiar

    TUTTI
    Si', si', allegri Or pria tentiamo
    Della sorte il vario umor;
    La palestra dischiudiamo
    Agli audaci giuocator.
    (Gli uomini si tolgono la maschera, chi passeggia e chi si accinge a giuocare.)

    SCENA XII
    (Detti ed Alfredo, quindi Violetta col Barone. Un servo a tempo.)

    TUTTI
    Alfredo! Voi!

    ALFREDO
    Si', amici

    FLORA
    Violetta?

    ALFREDO
    Non ne so.

    TUTTI
    Ben disinvolto! Bravo!
    Or via, giuocar si puo'.

    GASTONE
    (Si pone a tagliare, Alfredo ed altri puntano.)

    VIOLETTA
    (Entra al braccio del Barone.)

    FLORA
    (andandole incontro)
    Qui desiata giungi.

    VIOLETTA
    Cessi al cortese invito.

    FLORA
    Grata vi son, barone, d'averlo pur gra***o.

    BARONE
    (piano a Violetta)
    (Germont e' qui! il vedete!)

    VIOLETTA
    (Ciel! gli e' vero). Il vedo.

    BARONE
    (cupo)
    Da voi non un sol detto si volga
    A questo Alfredo.

    VIOLETTA
    (Ah, perche' venni, incauta!
    Pieta' di me, gran Dio!)

    FLORA
    (a Violetta, facendola sedere presso di se' sul divano)
    Meco t'assidi: narrami quai novita' vegg'io?
    (Il Dottore si avvicina ad esse, che sommessamente conversano. Il Marchese si
    trattiene a parte col Barone, Gastone taglia, Alfredo ed altn puntano,
    altri passeggiano.)

    ALFREDO
    Un quattro!

    GASTONE
    Ancora hai vinto.

    ALFREDO
    (Punta e vince)
    Sfortuna nell'amore
    Vale fortuna al giuoco!

    TUTTI
    E' sempre vincitorel

    ALFREDO
    Oh, vincero' stasera; e l'oro guadagnato
    Poscia a goder tra' campi ritornero' beato.

    FLORA
    Solo?

    ALFREDO
    No, no, con tale che vi fu meco ancor,
    Poi mi sfuggi'a

    VIOLETTA
    (Mio Dio!)

    GASTONE
    (ad Alfredo, indicando Violetta)
    (Pieta' di lei!)

    BARONE
    (ad Alfredo, con mal frenata ira)
    Signor!

    VIOLETTA
    (al Barone)
    (Frenatevi, o vi lascio.)

    ALFREDO
    (disinvolto)
    Barone, m'appellaste?

    BARONE
    Siete in si' gran fortuna,
    Che al giuoco mi tentaste.

    ALFREDO
    (ironico)
    Si'? la disfida accetto

    VIOLETTA
    (Che fia? morir mi sento.)

    BARONE
    (puntando)
    Cento luigi a destra.

    ALFREDO
    (puntando)
    Ed alla manca cento.

    GASTONE
    Un asse un fante hai vinto!

    BARONE
    Il doppio?

    ALFREDO
    Il doppio sia.

    GASTONE
    (tagliando)
    Un quattro, un sette.

    TUTTI
    Ancora!

    ALFREDO
    Pur la vittoria e' mia!

    CORO
    Bravo davver! la sorte e' tutta per Alfredo!

    FLORA
    Del villeggiar la spesa fara' il baron,
    Gia' il vedo.

    ALFREDO
    (al Barone)
    Seguite pur.

    SERVO
    La cena e' pronta.

    CORO
    (avviandosi)
    Andiamo.

    ALFREDO
    Se continuar v'aggrada
    (tra loro a parte)

    BARONE
    Per ora nol possiamo:
    Piu' tardi la rivincita.

    ALFREDO
    Al gioco che vorrete.

    BARONE
    Seguiam gli amici; poscia

    ALFREDO
    Saro' qual bramerete.
    (Tutti entrano nella porta di mezzo: la scena rimane un istante vuota.)

    SCENA XIII
    (Violetta che ritorna affannata, indi Alfredo.)

    VIOLETTA
    Invitato a qui seguirmi,
    Verra' desso? vorra' udirmi?
    Ei verra', che' l'odio atroce
    Puote in lui piu' di mia voce

    ALFREDO
    Mi chiamaste? che bramate?

    VIOLETTA
    Questi luoghi abbandonate
    Un periglio vi sovrasta

    ALFREDO
    Ah, comprendo! Basta, basta
    E si' vile mi credete?

    VIOLETTA
    Ah no, mai

    ALFREDO
    Ma che temete?. .

    VIOLETTA
    Temo sempre del Barone

    ALFREDO
    E' tra noi mortal quistione
    S'ei cadra' per mano mia
    Un sol colpo vi torri'a
    Coll'amante il protettore
    V'atterrisce tal sciagura?

    VIOLETTA
    Ma s'ei fosse l'uccisore?
    Ecco l'unica sventura
    Ch'io pavento a me fatale!

    ALFREDO
    La mia morte! Che ven cale?

    VIOLETTA
    Deh, partite, e sull'istante.

    ALFREDO
    Partiro', ma giura innante
    Che dovunque seguirai
    I miei passi

    VIOLETTA
    Ah, no, giammai.

    ALFREDO
    No! giammai!

    VIOLETTA
    Va', sciagurato.
    Scorda un nome ch'e' infamato.
    Va mi lascia sul momento
    Di fuggirti un giuramento
    Sacro io feci

    ALFREDO
    E chi potea?

    VIOLETTA
    Chi diritto pien ne avea.

    ALFREDO
    Fu Douphol?

    VIOLETTA
    (con supremo sforzo)
    Si'.

    ALFREDO
    Dunque l'ami?

    VIOLETTA
    Ebben l'amo

    ALFREDO
    (Corre furente alla porta e grida )
    Or tutti a me.

    SCENA XIV
    (Detti, e tutti i precedenti che confusamente ritornano.)

    TUTTI
    Ne appellaste? Che volete?

    ALFREDO
    (ad***ando Violetta che abbattuta si appoggia al tavolino)
    Questa donna conoscete?

    TUTTI
    Chi? Violetta?

    ALFREDO
    Che facesse
    Non sapete?

    VIOLETTA
    Ah, taci

    TUTTI
    No.

    ALFREDO
    Ogni suo aver tal femmina
    Per amor mio sperdea
    Io cieco, vile, misero,
    Tutto accettar potea,
    Ma e' tempo ancora! tergermi
    Da tanta macchia bramo
    Qui testimoni vi chiamo
    Che qui pagata io l'ho.
    (Getta con furente sprezzo una borsa ai piedi di Vloletta, che sviene tra
    le braccia di
    Flora e del Dottore. In tal momento entra il padre.)

    SCENA XV
    (Detti, ed il Signor Germont, ch'entra all'ultime parole.)

    TUTTI
    Oh, infamia orribile
    Tu commettesti!
    Un cor sensibile
    Cosi' uccidesti!
    Di donne ignobile
    Insultator,
    Di qui allontanati,
    Ne desti orror.

    GERMONT
    (con dignitoso fuoco)
    Di sprezzo degno se stesso rende
    Chi pur nell'ira la donna offende.
    Dove'e' mio figlio? piu' non lo vedo:
    In te piu' Alfredo - trovar non so.
    (Io sol fra tanti so qual virtude
    Di quella misera il sen racchiude
    Io so che l'ama, che gli e' fedele,
    Eppur, crudele, - tacer dovro'!)

    ALFREDO
    (da se')
    (Ah si' che feci! ne sento orrore.
    Gelosa smania, deluso amore
    Mi strazia l'alma piu' non ragiono.
    Da lei perdono - piu' non avro'.
    Volea fuggirla non ho potuto!
    Dall'ira spinto son qui venuto!
    Or che lo sdegno ho disfogato,
    Me sciagurato! - rimorso n'ho.

    VIOLETTA
    (riavendosi)
    Alfredo, Alfredo, di questo core
    Non puoi comprendere tutto l'amore;
    Tu non conosci che fino a prezzo
    Del tuo disprezzo - provato io l'ho!
    Ma verra' giorno in che il saprai
    Com'io t'amassi confesserai
    Dio dai rimorsi ti salvi allora;
    Io spenta ancora - pur t'amero'.

    BARONE
    (piano ad Alfredo)
    A questa donna l'atroce insulto
    Qui tutti offese, ma non inulto
    Fia tanto oltraggio - provar vi voglio
    Che tanto orgolio - fiaccar sapro'.

    TUTTI
    Ah, quanto peni! Ma pur fa core
    Qui soffre ognuno del tuo dolore;
    Fra cari amici qui sei soltanto;
    Rasciuga il pianto - che t'inondo'.

    ATTO TERZO
    Preludio

    SCENA I
    Camera da letto di Violetta. Nel fondo e' un letto con cortine mezze
    tirate; una
    finestra chiusa da imposte interne; presso il letto uno sgabello su cui una
    bottiglia di
    acqua, una tazza di cristallo, diverse medicine. A meta' della scena una
    toilette, vicino
    un canape'; piu' distante un altro mobile, sui cui arde un lume da notte;
    varie sedie ed
    altri mobili. La porta e' a sinistra; di fronte v'e' un caminetto con fuoco
    acceso.
    (Violetta dorme sul letto. Annina, seduta presso il caminetto, e' pure
    addormentata.)

    VIOLETTA
    (destandosi)
    Annina?

    ANNINA
    (svegliandosi confusa)
    Comandate?

    VIOLETTA
    Dormivi, poveretta?

    ANNINA
    Si', perdonate.

    VIOLETTA
    Dammi d'acqua un sorso.
    (Annina eseguisce.)
    Osserva, e' pieno il giorno?

    ANNINA
    Son sett'ore.

    VIOLETTA
    Da' accesso a un po' di luce

    ANNINA
    (Apre le imposte e guarda nella via.)
    Il signor di Grenvil!

    VIOLETTA
    Oh, il vero amico!
    Alzar mi vo' m'aita.
    (Si rialza e ricade; poi, sostenuta da Annina, va lentamente verso il
    canape', ed il
    Dottore entra in tempo per assisterla ad adagiarsi. Annina vi aggiunge dei
    cuscini.)

    SCENA II
    (Dette e il Dottore.)

    VIOLETTA
    Quanta bonta' pensaste a me per tempo!

    DOTTORE
    (Le tocca il polso.)
    Or, come vi sentite?

    VIOLETTA
    Soffre il mio corpo, ma tranquilla ho l'alma.
    Mi conforto' iersera un pio ministro.
    Religione e' sollievo a' sofferenti.

    DOTTORE
    E questa notte?

    VIOLETTA
    Ebbi tranquillo il sonno.

    DOTTORE
    Coraggio adunque la convalescenza
    Non e' lontana

    VIOLETTA
    Oh, la bugia pietosa
    A' medici e' concessa

    DOTTORE
    (stringendole la mano)
    Addio a piu' tardi.

    VIOLETTA
    Non mi scordate.

    ANNINA
    (piano al Dottore accompagnandolo)
    Come va, signore?

    DOTTORE
    (piano a parte)
    La tisi non le accorda che poche ore.
    (Esce.)

    SCENA III
    (Violetta e Annina)

    ANNINA
    Or fate cor.

    VIOLETTA
    Giorno di festa e' questo?

    ANNINA
    Tutta Parigi impazza e' carnevale

    VIOLETTA
    Ah, nel comun tripudio, sallo il cielo
    Quanti infelici soffron! Quale somma
    V'ha in quello stipo?
    (indicandolo)

    ANNINA
    (L'apre e conta.)
    Venti luigi.

    VIOLETTA
    Dieci ne reca ai poveri tu stessa.

    ANNINA
    Poco rimanvi allora

    VIOLETTA
    Oh, mi sara' bastante;
    Cerca poscia mie lettere.

    ANNINA
    Ma voi?

    VIOLETTA
    Nulla occorra' sollecita, se puoi
    (Annina esce)

    SCENA IV
    (Violetta, sola.)

    VIOLETTA
    (Trae dal seno una lettera.)
    "Teneste la promessa la disfida
    Ebbe luogo! il barone fu ferito,
    Pero' migliora Alfredo
    E' in stranio suolo; il vostro sacrifizio
    Io stesso gli ho svelato;
    Egli a voi tornera' pel suo perdono;
    Io pur verro' Curatevi meritate
    Un avvenir migliore. -
    Giorgio Germont".
    (desolata)
    E' tardi!
    (Si alza.)
    Attendo, attendo ne' a me giungon mai! . . .
    (Si guarda allo specchio.)
    Oh, come son mutata!
    Ma il dottore a sperar pure m'esorta!
    Ah, con tal morbo ogni speranza e' morta.
    Addio, del passato bei sogni ridenti,
    Le rose del volto gia' son pallenti;
    L'amore d'Alfredo pur esso mi manca,
    Conforto, sostegno dell'anima stanca
    Ah, della traviata sorridi al desio;
    A lei, deh, perdona; tu accoglila, o Dio,
    Or tutto fini'.
    Le gioie, i dolori tra poco avran fine,
    La tomba ai mortali di tutto e' confine!
    Non lagrima o fiore avra' la mia fossa,
    Non croce col nome che copra quest'ossa!
    Ah, della traviata sorridi al desio;
    A lei, deh, perdona; tu accoglila, o Dio.
    Or tutto fini'!
    (Siede.)

    CORO DI MASCHERE
    (all'esterno)
    Largo al quadrupede
    Sir della festa,
    Di fiori e pampini
    Cinto la testa
    Largo al piu' docile
    D'ogni cornuto,
    Di corni e pifferi
    Abbia il saluto.
    Parigini, date passo
    Al trionfo del Bue grasso.
    L'Asia, ne' l'Africa
    Vide il piu' bello,
    Vanto ed orgoglio
    D'ogni macello
    Allegre maschere,
    Pazzi garzoni,
    Tutti plau***elo
    Con canti e suoni!
    Parigini, date passo
    Al trionfo del Bue grasso.

    SCENA V
    (Detta ed Annina, che torna frettolosa.)

    ANNINA
    (esitando)
    Signora!

    VIOLETTA
    Che t'accade?

    ANNINA
    Quest'oggi, e' vero?
    Vi sentite meglio?

    VIOLETTA
    Si', perche'?

    ANNINA
    D'esser calma promettete?

    VIOLETTA
    Si', che vuoi dirmi?

    ANNINA
    Prevenir vi volli
    Una gioia improvvisa

    VIOLETTA
    Una gioia! dicesti?

    ANNINA
    Si', o signora

    VIOLETTA
    Alfredo! Ah, tu il vedesti? ei vien! l'affretta .
    (Annina afferma col capo, e va ad aprire la porta.)

    SCENA VI
    (Violetta, Alfredo e Annina.)

    VIOLETTA
    (Andando verso l'uscio.)
    Alfredo!
    (Alfredo comparisce pallido per la commozione, ed ambedue, gettandosi le
    braccia al
    collo, esclamano:-)
    Amato Alfredo!

    ALFREDO
    Mia Violetta!
    Colpevol sono so tutto, o cara.

    VIOLETTA
    Io so che alfine reso mi sei!

    ALFREDO
    Da questo palpito s'io t'ami impara,
    Senza te esistere piu' non potrei.

    VIOLETTA
    Ah, s'anco in vita m'hai ritrovata,
    Credi che uccidere non puo' il dolor.

    ALFREDO
    Scorda l'affanno, donna adorata,
    A me perdona e al genitor.

    VIOLETTA
    Ch'io ti perdoni? la rea son io:
    Ma solo amore tal mi rende'
    A DUE
    Null'uomo o demone, angelo mio,
    Mai piu' staccarti potra' da me.
    Parigi, o cara/o noi lasceremo,
    La vita uniti trascorreremo:
    De' corsi affanni compenso avrai,
    La mia/tua salute rifiorira'.
    Sospiro e luce tu mi sarai,
    Tutto il futuro ne arridera'.

    VIOLETTA
    Ah, non piu', a un tempio
    Alfredo, andiamo,
    Del tuo ritorno grazie rendiamo
    (Vacilla.)

    ALFREDO
    Tu impallidisci

    VIOLETTA
    E' nulla, sai!
    Gioia improvvisa non entra mai
    Senza turbarlo in mesto core
    (Si abbandona come sfinita sopra una sedia col capo cadente all'indietro.)

    ALFREDO
    (spaventato, sorreggendola)
    Gran Dio! Violetta!

    VIOLETTA
    (sforzandosi)
    E' il mio malore
    Fu debolezza! ora son forte
    (sforzandosi)
    Vedi? sorrido

    ALFREDO
    (desolato)
    (Ahi, cruda sorte!)

    VIOLETTA
    Fu nulla Annina, dammi a vestire.

    ALFREDO
    Adesso? Attendi

    VIOLETTA
    (alzandosi)
    No voglio uscire.
    (Annina le presenta una veste ch'ella fa per indossare e impe***a dalla
    debolezza,
    esclama:)
    Gran Dio! non posso!
    (Getta con dispetto la veste e ricade sulla sedia.)

    ALFREDO
    (ad Annina)
    (Cielo! che vedo!)
    Va pel dottor

    VIOLETTA
    (ad Annina)
    Digli che Alfredo
    E' ritornato all'amor mio
    Digli che vivere ancor vogl'io
    (Annina parte.)
    (ad Alfredo)
    Ma se tornando non m'hai salvato,
    A niuno in terra salvarmi e' dato.
    (sorgendo impetuosa)
    Gran Dio! morir si' giovane,
    Io che penato ho tanto!
    Morir si' presso a tergere
    Il mio si' lungo pianto!
    Ah, dunque fu delirio
    La cruda mia speranza;
    Invano di costanza
    Armato avro' il mio cor!
    Alfredo! oh, il crudo termine
    Serbato al nostro amor!

    ALFREDO
    Oh mio sospiro, oh palpito,
    Diletto del cor mio!
    Le mie colle tue lagrime
    Confondere degg'io
    Ma piu' che mai, deh, credilo,
    M'e' d'uopo di costanza,
    Ah! tutto alla speranza
    Non chiudere il tuo cor.
    Violetta mia, deh, calmati,
    M'uccide il tuo dolor.
    (Violetta s'abbatte sul canape'.)

    SCENA ULTIMA
    (Detti, Annina, il signor Germont, ed il Dottore.)

    GERMONT
    Ah, Violetta!

    VIOLETTA
    Voi, Signor!

    ALFREDO
    Mio padre!

    VIOLETTA
    Non mi scordaste?

    GERMONT
    La promessa adempio
    A stringervi qual figlia vengo al seno,
    O generosa

    VIOLETTA
    Ahime', tardi giungeste!
    Pure, grata ven sono
    Grenvil, vedete? tra le braccia io spiro
    Di quanti ho cari al mondo

    GERMONT
    Che mai ***e!
    (osservando Violetta)
    (Oh cielo e' ver!)

    ALFREDO
    La vedi, padre mio?

    GERMONT
    Di piu' non lacerarmi
    Troppo rimorso l'alma mi divora
    Quasi fulmin m'atterra ogni suo detto
    Oh, malcauto vegliardo!
    Ah, tutto il mal ch'io feci ora sol vedo!

    VIOLETTA
    (frattanto avra' aperto a stento un ripostiglio della toilette, e toltone
    un medaglione
    dice:)
    Piu' a me t'appressa ascolta, amato Alfredo.
    Prendi: quest'e' l'immagine
    De' miei passati giorni;
    A rammentar ti torni
    Colei che si' t'amo'.
    Se una pudica vergine
    Degli anni suoi nel fiore
    A te donasse il core
    Sposa ti sia lo vo'.
    Le porgi questa effigie:
    Dille che dono ell'e'
    Di chi nel ciel tra gli angeli
    Prega per lei, per te.

    ALFREDO
    No, non morrai, non dirmelo
    Dei viver, amor mio
    A strazio si' terribile
    Qui non mi trasse Iddio
    Si' presto, ah no, dividerti
    Morte non puo' da me.
    Ah, vivi, o un solo feretro
    M'accogliera' con te.

    GERMONT
    Cara, sublime vittima
    D'un disperato amore,
    Perdonami lo strazio
    Recato al tuo bel core.

    GERMONT, DOTTORE E ANNINA
    Finche' avra' il ciglio lacrime
    Io piangero' per te
    Vola a' beati spiriti;
    Iddio ti chiama a se'.

    VIOLETTA
    (rialzandosi animata)
    E' strano!

    TUTTI
    Che!

    VIOLETTA
    Cessarono
    Gli spasmi del dolore.
    In me rinasce m'agita
    Insolito vigore!
    Ah! io ritorno a vivere
    (trasalendo)
    Oh gioia!
    (Ricade sul canape'.)

    TUTTI
    O cielo! muor!

    ALFREDO
    Violetta!

    ANNINA E GERMONT
    Oh Dio, soccorrasi

    DOTTORE
    (dopo averle toccato il polso)
    E' spenta!

    TUTTI
    Oh mio dolor!
    (quadro e cala la tela.)

    FINE


    ANGELIQUE
  2. tinyhuong

    tinyhuong Thành viên quen thuộc

    Tham gia ngày:
    09/03/2001
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    tiny
    Huong

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